Le prime reazioni sindacali sono nette: «Decisione grave, inopportuna e sbagliata» dice il segretario generale Uilm, Rocco Palombella. Tra l'altro proprio domani, sei giugno, c'era già in programma un incontro azienda sindacati.
La decisione fa seguito a quelle ancora più drastiche prese dal colosso mondiale dell'acciaio ArcelorMittal in altri stabilimenti europei: lo stop della produzione (anche questo temporaneo) annunciato il 6 maggio scorso nello stabilimento di Cracovia in Polonia e in quello delle asturie in Spagna per ridurre di 3 milioni di tonnellate annue la produzione di acciaio.
Il siderurgico di Taranto in quel momento sembrava coinvolto solo per un rinvio dell'aumento della produzione programmata. Poi a fine maggio sempre a causa dei «deboli livelli di domanda» ul'annuncio di un ulteriore taglio della produzione europea che avrebbe interessato gli altiforni di Dunkirk (Francia), Eisenhüttenstadt (Germania) e Bremen (Germania). Anche questa volta i vertici italiani avevano escluso riduzioni a Taranto. Così evidentemente non è. Detto ciò l'azienda in una nota in cui illustra le «condizioni critiche» del mercato puntualizza: «ArcelorMittal Italia conferma il proprio impegno su tutti gli interventi previsti per rispettare il piano industriale e ambientale, al termine dei quali, con un investimento da più di 2,4 miliardi di euro, Taranto diventerà il polo siderurgico integrato più avanzato e sostenibile d'Europa».
ArcelorMittal, in base all'accordo firmato al Mise l'8 settembre 2018 per rilevare l'ex Ilva, ha assunto 10.700 persone (8.200 a Taranto), mentre 2.586 dichiarate in esubero sono rimaste in capo all' Ilva in amministrazione straordinaria in Cigs a zero ore (circa mille hanno accettato l'esodo incentivato).
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