La collaborazione con Sandrelli, fortemente voluta da Troisi, non sarebbe andata in porto per il rifiuto dell’attrice, che cedette la parte a Fiorenza Marchegiani anche per l’effettiva difficoltà incontrata nel comunicare con l’attore: «Si incontrarono nel salotto di mia madre - ricorda Amanda Sandrelli - Massimo cominciò a parlare nel suo napoletano abbastanza strettino, mia madre lo guardava sorridendo e non capiva nulla. Ogni volta, quando lui finiva di parlare, lei gli faceva un bel sorriso, mi guardava e io facevo una traduzione. Poi decise di non fare il film, ma lo apprezzò molto. Cominciò a seguire i suoi spettacoli, finché per un festival di cinema fecero un viaggio a New York che non si è mai dimenticata».
Nella biografia di Hochkofler molte pagine sono dedicate anche alla collaborazione, e all’amicizia, tra Troisi e Benigni, insieme in Non ci resta che piangere: “È stata la lavorazione più divertente che ho mai fatto. Non mi è mai capitato di ridere così sul set - racconta Troisi in un’intervista concessa a Hochkofler nel 1988 - È come se facessimo a gara a chi fosse il più comico: la scena di quando usciamo da casa di Vitellozzo in abiti quattrocenteschi l’abbiamo girata una volta sola, la prima. Perché poi non riuscivamo a cominciarla senza ridere come pazzi”.
Una collaborazione felice che tuttavia fu solo una parentesi nella loro carriera: “Quando ho scoperto Troisi sono andato subito a cercarlo, e così fece lui quando vide me e le mie cose - racconta Benigni nel libro - Eppure tutte le grandi passioni finiscono, così come sono cominciate. E poi è finita anche quella”.
Importante anche l’amicizia con Marcello Mastroianni, nata durante la lavorazione di Splendor: “Troisi mi piace anche se è molto diverso da me - ricorda Mastroianni in un’intervista - ma abbiamo in comune una certa pigrizia, come individui e come uomini. La sua ancora più sviluppata della mia, e anche per questo mi piace”.
Insieme a Mastroianni, a Cinecittà, Troisi conobbe Jennifer Beals, diventata famosa per Flashdance, con cui si fidanzò per qualche tempo.
E che, proprio per pigrizia, non riusciva mai a riaccompagnare di mattina all’aeroporto. “A che ora ti sei svegliato per accompagnarla?”, gli chiedeva Ettore Scola. “L’aggio accompagnata - rispondeva Troisi - fino alla porta”.
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