LA VIOLENZA
«Il nostro è il corpo armato con più donne: più di 16.000, di cui il 35% lavora in ambito dirigenziale. Nel 1961 una donna, per la prima volta, varcò i nostri uffici, ma fino al 1981 ebbe un ruolo circoscritto a temi di moralità pubblica. L'anno scorso abbiamo infine rotto l'ultimo tabù: molte donne sono finalmente entrate nei reparti mobile», il capo della polizia Gabrielli dice che c'è ancora tanta strada da fare. A quando il primo capo della polizia donna? «Spero al più presto, ma non ne farei una questione di quote rosa o di genere». Gabrielli affronta poi la questione delle vittime di violenza. «Quando si lascia cadere una richiesta di aiuto si compiono due delitti: verso quella donna e verso tutte le altre che potrebbero rivolgersi a noi ma sono fermate dall'esempio negativo di chi non ha ricevuto attenzione o non è stato creduto. C'è una straordinaria difficoltà da parte di chi subisce violenza ad avvicinarsi alla denuncia: per vergogna, paura di perdere i figli. Non a caso da anni abbiamo intrapreso una campagna di sensibilizzazione e abbiamo investito sulla formazione degli operatori che devono trattare questi casi».
REATI ONLINE
«Le donne sul web rischiano più degli uomini». Vittime del "revenge porn", foto rubate in camera da letto e poi diffuse sui social, travolte da insulti e odio, perseguitate e controllate. «E il controllo e lo stalking digitale non danno tregua», il direttore della polizia postale, Nunzia Ciardi, lancia l'allarme sui reati commessi in rete a danno delle donne. «Ormai trascorrono più tempo online degli uomini. I genitori devono stare vicino alle ragazze e ai ragazzi, aiutarli. Non si possono tirarsi indietro con la scusa che i loro figli sono più bravi con la tecnologia. Semmai si informino e diventino tecnicamente più capaci».
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