Sei madri: "Noi, unite contro il dolore per i figli morti"

Le madri che hanno perso i figli e si sono riunite per fare rete
di Raffaella Troili
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Sabato 1 Giugno 2019, 08:45 - Ultimo aggiornamento: 2 Giugno, 11:16

Potevano lasciarsi andare, odiare, isolarsi. Il dolore ci stava tutto per restare a vita nel tunnel più buio. Invece sei mamme che hanno perso i figli per motivi diversi, dall'incidente stradale al femminicidio, al terremoto si sono unite; hanno trovato l'una negli occhi dell'altra ciò che era rimasto di loro, compreso che potevano fare rete, aiutare altre madri, ricordare i loro figli con iniziative di solidarietà concrete. Si sono radunate in un bar, alla periferia di Firenze, ancora è quello il loro ritrovo, almeno per le fiorentine. Davanti a un caffè e una carezza sul dorso della mano, è nata intanto l'idea di scrivere ai loro figli: passato, presente, futuro. Ciao amore ti scrivo.



LE STORIE
Giovanna di Fucecchio ha perso Mauro in un incidente stradale e ha donato i suoi organi: ora è impegnata a cercare chi li ha ricevuti per «sapere se stanno tutti bene» ama dire lei. Paola ha perso la sua Michela, vittima di femminicidio. Stefania è di Firenze: il suo Lorenzo era in motorino quando è rimasto vittima di un incidente provocato da un guidatore ubriaco e drogato. Stefania ora vive a Rieti, il suo Filippo se ne è andato in 142 secondi nel terremoto di Amatrice. E poi c'è Laura di Mantova che non ha più Elena, adottata in Russia più di 20 anni fa, anche lei vittima di un incidente stradale. E Barbara sempre di Firenze che ha perso il figlio che portava in grembo. Hanno condiviso dolore e idee. Per non lasciarsi andare, anzi trasformare la loro esperienza in una forma di supporto per altre mamme, che non hanno la stessa forza.

A loro si è avvicinato anche Luigi, un papà di Perugia, ha perso un figlio, ha iniziato un percorso, perché aiutare altri morti dentro o promuovere iniziative per ragazzi in carne ed ossa può essere un modo eroico per ritrovare un senso, il bandolo di una vita che può sembrare senza vita. «Per lenire o per sopravvivere al dolore abbiamo scritto ai nostri figli: la condivisione è un modo per andare avanti, per unire passato e futuro». Lettere come carezze. Gli scritti, raccolti nel libro curato da Gaia Simonetti Lettere senza confini, raccontano «quanto il coraggio sia in grado di costruire - spiega l'autrice - Vogliamo tendere una mano ad altre mamme. Il libro ha raggiunto un traguardo: dalle vendite è stata ricavata la somma per due borse di studio per studenti di Amatrice. Consegneremo le borse di studio oggi». In memoria dei figli portano avanti concorsi letterari, corse, rassegne, memorial, soprattutto incontri nelle scuole per parlare ai giovani del contrasto alle forme di violenza sulle donne o sulla sicurezza stradale. Così mamma Paola scrive a Michela vittima di femminicidio da parte dell'ex genero: lei va di scuola in scuola a parlare ai giovani del rispetto delle donne. Mamma Stefania per Lorenzo ha organizzato una corsa, sempre per lui va in giro negli istituti scolastici a promuovere la sicurezza stradale.

E ancora: mamma Giovanna ha scritto a Mauro, quel figlio così altruista, per cui non ha avuto dubbi quando si è trattato di donare i suoi organi. «Perché lui si faceva in 4 per gli altri: con i suoi organi ha salvato molte vite». E poi c'è mamma Laura, che ha perso Elena in un incidente, l'aveva adottata, è ancora attiva in un orfanotrofio in Russia, porta avanti borse di studio e progetti per aiutare altre ragazze a venire in Italia. Di questo, di come vanno avanti, parlano ai loro figli, come mamma Stefania a cui il terremoto ha portato via Filippo. Per lui organizza iniziative rivolte ai giovani di tutta Italia. Infine Barbara: «Ho pensato di avere un bambino, poi ricordo il freddo del gel sulla pancia e quella sentenza più fredda del gel: signora il battito non c'è». Dopo il viversi addosso dei primi lunghissimi tempi, è tornata a esistere. «Dalla condivisione del dolore è nato il nostro libro, che trae ispirazione dalla speranza». E parla di amore, perché c'è voglia di ripartire, dopo aver guardato ancora una volta indietro, perché i ricordi sono forti ma possono essere un supporto per costruire un nuovo cammino. Lettere che raccontano lo scorrere della vita, il suo fermarsi, per poi incedere a passi lenti, via via più spediti. Il dolore è più lieve da reggere se le spalle sono tante, se allo specchio non ci si vede sole. Il libro come tutte le iniziative di queste mamme guerriere ha un traguardo sociale.



LE SPERANZE
Parte dei proventi derivati dalla vendita serviranno per due borse di studio per studenti di Amatrice. Ne sarebbe stato felice il giovane Filippo, come ha chiesto mamma Stefania. La forza l'hanno trovata dopo aver attraversato il tunnel lungo e buio. Una luce fioca, uno scatto improvviso, dentro l'anima, che ha solo un nome: coraggio. Fare qualcosa, invece di lasciarsi morire poco a poco. Il prossimo appuntamento delle sei mamme coraggio è ad Amatrice. Perché il sorriso di Filippo Sanna morto sotto le macerie del 2016 è stato raccontato da giovani di tutta Italia, promosso dall'Associazione Il Sorriso di Filippo con mamma Stefania e papà Mario. Il tema di questa edizione era un binomio: la paura e il coraggio. Ha ispirato 153 lavori di giovani nati tra il 2001 e il 2005. La Giuria è presieduta da Marcello Fois (scrittore) e composta da Gaia Simonetti, Asmae Dachan, Bartolomeo Smaldone e Claudio Ciriello (Associazione Il sorriso di Filippo), il vincitore avrà diritto ad un viaggio in una città d'arte.

La cerimonia di premiazione oggi a Rieti presso il Teatro Flavio Vespasiano.

Verranno consegnate le due borse di studio per studenti di Amatrice. Rendono bene le parole di Mario Sanna, il papà di Filippo: «Avevamo due soluzioni: o impazzire o reagire, e abbiamo deciso per la seconda».

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