Paolo Graldi
Paolo Graldi

Ma chi sceglie gli autisti?

di Paolo Graldi
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Venerdì 31 Maggio 2019, 00:00
Il trasporto pubblico romano, chiamatelo pure Atac, è di nuovo nel tornado delle polemiche. Una lingua di fuoco inesauribile: stavolta un autobus trasformato in ariete lanciato contro un pedone, per travolgerlo. La scena, da brividi per l’insensatezza del lampo di rabbia del conducente, aveva un testimone nascosto: un cellulare che ha filmato quei pochi, drammatici secondi. 
Un frame lanciato in rete da una ex sindacalista, nota per le sue intemerate in tv, è divenuto in breve virale, scatenando la rivolta di un pubblico di utenti che riceve dall’Atac un servizio disseminato di episodi che sembrano progettati per realizzare film catastrofici. 

Bus in fiamme, bus in panne, scioperi a singhiozzo, linee dissestate, linee interrotte, orari frullati come maionese impazzita, autisti appassionati di chat alla guida, parco macchine da cambiare in gran parte, fenomeno dei passeggeri “portoghesi”, sicurezza lungo le corse minata da scippi e borseggi e spesso da liti, pestaggi e risse. Tutta, o quasi, materia da caricare sull’agenda dell’ordine pubblico. 
Ma, stavolta, il testimone elettronico ci mostra una scena che ci lascia interdetti. C’è un uomo, di giovane età, con due piccoli cani che si ferma in mezzo alla strada, par di capire in segno di sfida, forse perché invitato a togliersi di mezzo.

L’uomo estrae dalla tasca qualcosa, forse un cellulare, un gesto come per scattare una istantanea all’autista intemperante ed ecco, fulminea, imprevedibile, massimamente aggressiva la risposta: il pesante mezzo aumenta d’improvviso la velocità, uno scatto rabbioso, carica il pedone che indietreggia a balzelloni, preso anch’egli alla sprovvista. 
La scena s’interrompe, si chiude il campo. Salvo per un soffio, il malcapitato. Va premesso che il mestiere del conducente di autobus, nel traffico ingolfato della capitale, non è un mestiere rilassante, pieno di soddisfazioni e belle situazioni: tutto vero. 

Proprio per questo la selezione di questo personale deve essere particolarmente accurata, i turni di servizio debbono tenere conto dello stress di guidare a singhiozzo, di saper mantenere la calma, abili nel fronteggiare imprevisti dentro il mezzo e sulla strada che si affronta, e talvolta perfino l’aggressione di scalmanati passeggeri.
Condurre un autobus richiede una particolarissima selezione e controlli periodici sullo stato psico-fisico del personale addetto. Si fanno, questi controlli? Che attendibilità hanno? Quali garanzie offrono? 

L’Atac, ha cercato da subito di individuare l’autista della linea 786 protagonista del colpo di testa. Verrà sospeso e sullo sfondo s’intravvede il licenziamento. Ci si chiede: è un caso isolato sia pur grave e inquietante o l’anello, questo particolarmente choccante, di una catena di disfunzioni che non sono solo gestionali (l’azienda è sull’orlo del fallimento, gravata da debiti squassanti) e di organizzazione del servizio? 
La forbice tra utenza e prestazioni è quanto mai larga. Restano da mesi in attesa di riparazione almeno due scale mobili della metropolitana. 
I cittadini e i turisti, voce del Pil della Capitale, ringraziano. E acquistano caramelle di pazienza alle macchinette, se non sono fuori uso. 
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