All'inagurazione erano presenit il sottosegretario alla Difesa Angelo Tofalo, l'assessore capitolino Flavia Marzano, il capo della sicurezza di Zte, Zhong Hong, e il Ceo di Zte Italia Hu Kun. «Siamo molto a nostro agio nel mostrare la nostra trasparenza, nell'aprire le nostre apparecchiature e la nostra tecnologia a chiunque voglia verificare e controllare», ha commentato Hu a margine dell'evento. «Questo centro sulla sicurezza diventerà un'altra piattaforma, oltre al centro per la formazione e al centro di ricerca, in cui i diversi stakeholders potranno parlare tra loro. Vogliamo generare idee e opinioni potenzialmente interessanti anche per il governo italiano», ha evidenziato. Hu ha quindi sottolineato 200 milioni di euro investiti da Zte in Italia negli ultimi tre anni, di cui oltre 20 milioni nei tre centri.
Investimenti che Tofalo ha definito «importanti» perché aiutano l'Italia nella corsa a una digitalizzazione consapevole. La rivoluzione che stiamo vivendo, ha spiegato il sottosegretario, «è paragonabile alla corsa al nucleare». Quella di Zte è quindi «una grande opportunità». D'altronde come ha spiegato Hong, l'azienda cinese ha in mente un piano a più fasi che si svilupperà sul lungo periodo per raggiungere gradualmente degli obiettivi di cybersecurity: «Soddisfare i requisiti delle leggi sulla cybersecurity, regolamenti e standard di settore, nonchè sistemi di certificazione; condurre un dialogo aperto per migliorare la trasparenza e instaurare una cooperazione con i clienti e le agenzie di regolamentazione; sostenere il meccanismo di cooperazione aperta per contribuire alla standardizzazione della cybersicurezza».
A margine dell'evento ha ovviamente trovato spazio anche qualche domanda sul caso Huawei. Dubbi e associazioni tra le due aziende che Hong ha rimandato al mittente commentando: «È un evento indipendente che non ci riguarda. Noi rispetteremo sicuramente i regolamenti e gli standard internazionali e locali per poter tutelare la sicurezza informatica».
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