Roma, metro A Repubblica, chiudono altri negozi: «Commissario anti-crisi»

Roma, metro A Repubblica, chiudono altri negozi: «Commissario anti-crisi»
di Alessandra Camilletti
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Martedì 21 Maggio 2019, 10:12
Un’altra vetrina che si spegne, in via Nazionale. E un’altra attività, in piazza Esedra, che riduce il personale. Sono passati 210 giorni dalla chiusura della fermata della metro A, da quel 23 ottobre in cui una scala mobile saltò ferendo 24 tifosi del Cska Mosca. Angelo Mantini, portavoce del Comitato Riapertura metro Repubblica, ha inviato una lettera al prefetto. «Le ho scritto come rappresentante del governo sul territorio – sottolinea Mantini – Su Repubblica serve un commissario straordinario, che controlli una situazione che sta diventando un problema di ordine pubblico oltre che di sicurezza. La gente è esasperata. C’è chi chiude, chi riduce il personale. Dal 2008 la crisi morde, basterebbe un refolo per mettere la gente in difficoltà e qui invece si è scatenata una tempesta perfetta. Ad agosto conteremo morti e feriti». 

Il riferimento è alla nuova scadenza fornita per la conclusione dei lavori. Le otto settimane indicate per la sistemazione delle scale mobili terminano a metà luglio e di lì scatteranno i tempi per i controlli dell’Ustif. «Ma ad agosto la linea A sarà blocchi per la sistemazione dei binari e chissà quando riaprirà, se serve un anno per sistemare quattro delle sei scale mobili», aggiunge Mantini. «Noi certo non ci fermiamo. Ci prepariamo anche a presentare una integrazione della denuncia presentata in Procura per interruzione di pubblico servizio e riguarderà gli avvisi di riapertura disattesi – spiega Mantini – Prima viene annunciata la riapertura per Pasqua, poi viene indicata la data del 15 maggio e si spiega che sono attesi entro marzo i pezzi di ricambio. Il 9 maggio si dice invece che servono altre otto settimane di lavori, più i collaudi. Che cosa è successo in questi mesi? Che cosa è cambiato da un annuncio all’altro?».

I commercianti si sono riuniti in Comitato, sono scesi più volte in piazza, hanno sistemato cartelli ovunque, ora rivolti a mo’ di appello ai turisti, perché portino nel mondo anche questa fotografia della Capitale. Prima ha annunciato la chiusura un negozio di intimo, poi una tabaccheria. C’è anche chi ha ridotto il personale. «Avevamo rescisso un contratto con un franchising a luglio dello scorso anno e abbiamo cambiato marchio – spiega Manuel, da un’attività di ristorazione e vendita di specialità alimentari – Il gruppo conta dieci locali tra Milano, Venezia e Roma. Si era pensato ad un investimento sulla Capitale a medio lungo termine. Poi, da quando ha chiuso la metro il fatturato è iniziato a crollare. A dicembre meno 40-50 per cento rispetto all’anno precedente, a gennaio e febbraio meno 55 per cento, a Pasqua meno 65. A tempo pieno avevamo 18-19 persone, ora siamo otto compreso me che però faccio base a Milano. Non ci sono stati licenziamenti, ma non c’è stato il rinnovo dei contratti a termine. Sono stati gli stessi ragazzi che, vista la situazione, hanno iniziato a cercare altro: due di loro sono andati all’estero. In più avevamo una quindicina di ragazzi, soprattutto studenti, che lavoravano a chiamata o come stagionali e oggi sono otto. Avevamo in preventivo tre assunzioni a tempo indeterminato, ma non stiamo procedendo perché il fatturato non lo permette. Non c’è passaggio, non ci sono turisti, dopo le 21.30 non c’è più nessuno. In piazza la gente non arriva». In ballo c’era anche un intervento di «riqualificazione con tavolini e verde – spiega Manuel –, ma abbiamo fermato la presentazione di un nuovo progetto, che avrebbe risposto ai vincoli dell’area». Qualche decina di metri più giù, percorrendo via Nazionale, campeggiano i cartelli di chiusura definitiva sulle vetrine di un’attività con quarant’anni di storia. «La chiusura della metro ha velocizzato la scelta – dice André – A pesare sulla mia decisione è la situazione complessiva del Centro. In via Nazionale c’è un grande problema di viabilità, con la mancanza di parcheggi, cui si è aggiunta ora anche la metro. La strada è un cratere continuo: viene rattoppata con la ghiaia, con la pioggia si formano pozze e poi polvere. Un altro problema enorme è la raccolta dei rifiuti. La via ha perso prestigio e quindi la qualità potenziale della clientela».
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