Rugby, Cattolica Assicurazioni celebra a Verona l'impresa della nazionale femminile nel Sei nazioni

Rugby, Cattolica Assicurazioni celebra a Verona l'impresa della nazionale femminile nel Sei nazioni
di Paolo Ricci Bitti
5 Minuti di Lettura
Martedì 21 Maggio 2019, 03:29 - Ultimo aggiornamento: 22:10

In platea c'era anche Maria Cristina Tonna e dev'esserle sembrato un sogno quello che ha vissuto lunedì pomeriggio nell'auditorium “Giulio Bisoffi” di Verona, nello storico quartier generale di Cattolica Assicurazioni sul Lungadige. Lei, ragazzina appena quindicenne, aveva la maglia numero 8 nel 1985 a Riccione quando la nazionale (seniores, eh) giocò la sua prima partita (contro la Francia: 0-0) nell'indifferenza generale che, per quanto riguarda il rugby femminile in Italia, è proseguita per almeno altri vent'anni durante i quali lei e le altre pioniere si sono dannate per dimostrare che anche le donne possono placcare e fare meta. Una lunghissima traversata del deserto. E adesso, davanti a lei, davanti al presidente federale Alfredo Gavazzi e davanti all'ad Alberto Minali del gruppo assicurativo che ha legato il proprio nome alle nazionali azzurre per sette anni, c'erano le ragazze che tre mesi fa si sono issate al sesto posto nel mondo arrivando seconde nel Sei Nazioni. Due record clamorosi per il rugby italiano. Per lo sport italiano.



LEGGI ANCHE: Manuela Furlan, il manifesto del rugby femminile italiano: «Orgogliosa di essere operaia e azzurra»
LEGGI ANCHE: Rugby, impresa a Padova, l'Italdonne batte la Francia e chiude il Torneo al secondo posto record
LEGGI ANCHE: Carezze, lacrime e abbracci: quando i duri del rugby del Sei Nazioni diventano teneri Gallery
LEGGI ANCHE: La bambina del pallone ovale, Emily Valentine, 132 anni fa la prima giocatrice di rugby che sfidò i tabù
LEGGI ANCHE: Alberto Minali, Cattolica Assicurazioni: «Condividiamo gli stessi valori del rugby»



Che poi in realtà, le azzurre allenate da Andrea Di Giandomenico, il Sei Nazioni l'hanno di fatto vinto: loro, arcidilettanti come la capitana-operaia-estremo Manuela Furlan, hanno battuto anche le semiprofessioniste francesi perdendo solo dalle professioniste full time inglesi. E come le superi delle avversarie come le "bianche" che hanno il meraviglioso privilegio di vivere facendo null'altro che giocare a rugby, che allenarsi tutti i giorni sul campo e in palestra, mentre Manuela tutti i lunedì mattina, lividi e ossa che scricchiolano, deve timbare il cartellino e caricare per otto ore con il muletto vagoni ferroviari che hanno portelloni apribili con facilità solo da un intero pacchetto di mischia. Solo alla sera, con quel resta del corpo e dell'anima, si può raggiungere il campo per correre e calciare il pallone fra i pali. Operaie, studentesse, impiegate, insegnanti: queste sono le ragazze arrivate seconde al Sei Nazioni.

A Manuela ieri pomeriggio hanno dato la parola e ancora una volta la capitana-operaia se l'è cavata bene come quando aveva scritto il manifesto del rugby femminile italiano alla vigilia del match con la Francia lo scorso marzo. 
“Fa piacere il calore dei tifosi dagli spalti e fa piacere un'iniziativa come questa di Cattolica:  il movimento ha bisogno di tutti per crescere ancora. Oggi realizzo di essere diventata un esempio quando le bambine vengono a chiederci l’autografo a bordocampo”.

Già, Cattolica Assicurazioni ha voluto celebrare a casa sua la storica impresa delle azzurre: "Il successo della passione" era scritto sugli inviti. Nessuno sponsor aveva mai riservato loro tale onore, anche perché sono davvero pochi anni che le ragazze hanno un nome da portare ricamato sulla maglia. Cattolica ha creduto in loro, le ha invitate a Verona, le ha presentate anche al sindaco Federico Sboarina, le ha portate sul palco, le ha premiate, le ha messe fianco a fianco dei propri dipendenti alcuni dei quali hanno portato anche i loro figli piccoli. C'era una bimba, in platea, che guardava le azzurre fare travolgenti mete alla Francia sul maxischermo: la mamma le spiegava le azioni, ma non serviva, le emozioni non hanno bisogno di parole. E allo stesso tempo quella bambina si rendeva conto, spalancando gli occhi nocciola, che quelle ragazze erano proprio lì insieme a lei, delle sorelle maggiori. Sì, forse Maria Cristina potrà presto vantare un'altra giovane rugbysta.  

Alberto Minali: “Sono molto contento di premiare queste grandissime atlete, modelli per lo sport italiano. Abbiamo bisogno di persone giovani che all’interno della nostra società esercitino questo ruolo e lo facciano in maniera pulita. Queste ragazze giocano un rugby bellissimo, fatto di tecnica, passione e sacrificio. Il bello del loro gioco è che non sono mosse esclusivamente dall’obiettivo della vittoria finale, ma dalla voglia di raccogliere ogni sfida e provarci. Interpretano letteralmente il duplice significato del termine inglese “try”: la meta ma anche il ‘provarci’ La squadra ha realizzato un bellissimo percorso e alla fine i risultati sono arrivati”.

 

 

 Con tanti ringraziamenti anche al ct Di Giandomenico che quel giorno a Padova, al fischio finale del trionfo sulla Francia, si copriva la faccia con le mani, felicemente esausto per quel meraviglioso traguardo raggiunto dopo 9 anni di lavoro. Con grazia, Cattolica Assicurazioni e Fir hanno invitato a Verona anche l'azzurro Mattia Bellini, giocatore di una nazionale il cui percorso più incerto si dipana su diverse difficoltà. Ma sono le ragazze stesse che rifiutano  questi paragoni senza senso ("le femmine vincono, i maschi perdono") perchè del rugby conoscono scenari e tradizioni. Ci sta, tuttavia, che la padovana Valentina Ruzza abbia ricordato sorridendo di essere arrivata in azzurro ben prima  del fratello Federico, pur nello stesso ruolo di seconda linea. Con tanti auguri da parte delle vicecampionesse del Sei Nazioni, ieri in completo blu scuro, ai ragazzi di O'Shea che in autunno saranno impegnati ai Mondiali in Giappone.

Alfredo Gavazzi: “Ringrazio Cattolica perché si è dimostrata molto vicina alla Federazione e a tutte le squadre nazionali. Una parola di riguardo anche per lo staff che si è dimostrato incisivo sulla crescita di questo gruppo. Le ragazze sono state stupende per spirito di abnegazione e per la voglia di vincere, a volte anche sfidando avversarie fisicamente superiori. Spero che questa crescita continui non tanto perché vinceremo il Sei Nazioni – può darsi – ma perché assistere a una partita di rugby femminile dà tanto entusiasmo e tanta voglia di partecipare. Queste ragazze sono un esempio di forza di volontà e voglia di vincere”.

In serata poteva mancare il terzo tempo? No, tutti a cena, allora, per brindare alla più memorabile stagione del rugby femmnile italiano.  


 

 

© RIPRODUZIONE RISERVATA