Roma, metro ferme e rifiuti: i turisti rinunciano alle piazze di Roma

Roma, metro ferme e rifiuti: i turisti rinunciano alle piazze di Roma
di Camilla Mozzetti
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Martedì 21 Maggio 2019, 01:13 - Ultimo aggiornamento: 07:22
È consuetudine credere che a fare la “differenza” sia sempre la qualità anche nel caso in cui si parli di turismo. Ma la Capitale negli ultimi anni si è concentrata su un altro aspetto, prettamente numerico, cercando così di nascondere un impoverimento che negli anni è aumentato anche per gli enormi problemi di cui Roma non riesce a sbarazzarsi: i rifiuti in strada, le metropolitane del Centro “off-limits” – con due stazioni cruciali, come quella di Repubblica e Barberini, chiuse da mesi –, il degrado che lambisce non solo le periferie. Sì, i turisti arrivano ma due volte su tre per i “drammi romani” non tornano. Chi sono? Quali benefici – in termini di spese – lasciano alla Città Eterna? A rispondere sono i dati raccolti dall’indice “Revenue per Available Room”, un indicatore che, confrontando le occupazioni delle stanze negli hotel e i prezzi medi per camera, sentenzia lo stato di salute del settore alberghiero. I risultati sono stati sottoscritti dall’Ente bilaterale del turismo del Lazio e la diagnosi che ne è venuta fuori, non è delle migliori. Roma soffre la dispersione di un turismo di fascia medio-alta che fino ai primi anni del Duemila aveva permesso alla città di crescere. Chi va in cerca della qualità, di servizi efficienti, di una città ordinata e pulita, oggi visita altre Capitali. 
I DATI
Solo nel primo trimestre del 2019 l’indice di occupazione negli hotel (da tre a cinque stelle) è sceso dell’1,8% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. In media, fatto cento il numero di stanze disponibili, da gennaio a marzo, ne sono state occupate poco più della metà 57, rispetto alle 59 del primo trimestre 2018 mentre in Europa – nello stesso periodo – la crescita media è stata dell’1,3%. A cosa imputare questa crisi? «All’offerta sproporzionata – analizza Giuseppe Roscioli, presidente della Federalberghi – di una ricettività a costi irrisori che non ha fatto altro se non portare il prezzo verso il basso sommata ai problemi della città: i mezzi, l’immondizia, il decoro offeso. Non ci lamentiamo se ci sono i turisti che mangiamo i panini sulla scalinata di piazza di Spagna, perché se ci sono appartamenti venduti a 80 euro al giorno il rischio è quello di rendere Roma sempre più una Capitale “low-cost”». Per paradosso gli stessi prezzi delle stanze negli alberghi sono tra i più bassi d’Europa. Nella Capitale si spende in media 121 euro per una stanza di hotel, a Parigi si arriva a 191 euro ad Amsterdam a 161. Eppure ci sono città che nel primo trimestre di quest’anno hanno aumentato esponenzialmente il numero delle occupazioni delle stanze.
IN EUROPA
Prendiamo Vienna, ad esempio. Nei primi tre mesi del 2019 la città ha registrato il 63,7% delle occupazioni rispetto al 59,1% dell’anno scorso, ovvero un + 4,6%. Dove sta il segreto? Nelle politiche messe in campo. A Vienna, ad esempio, la tassa di soggiorno, che pure si paga come accade a Roma, «Viene reinvestita – conclude Roscioli – nel “Convention Bureau” che lì è un organismo pubblico e permette dunque di organizzare tantissimi congressi». Anche Milano, fa meglio della Capitale: occupazioni di camere al 69% nel primo trimestre del 2019 rispetto al 68% dello scorso anno. Superando i confini, invece, Berlino, Londra, Madrid, Siviglia, Bruxelles sono cresciute con un rapporto “disponibilità-occupazione” in media di 7 a 10. A queste condizioni cosa si potrebbe fare per risollevare la situazione? «Regolamentare l’extralberghiero – spiega il presidente dell’Ente bilaterale turismo del Lazio, Tommaso Tanzilli – Parigi ha posto un limite sulle case vacanze: se un cittadino è proprietario di due appartamenti, non può adibirne uno a struttura ricettiva ma ne deve possedere un terzo, mentre a New York sono vietati gli affitti di appartamenti sotto ai 30 giorni a meno che non siano denunciati come strutture ricettive e quindi soggette al pagamento di oneri e tasse». Per i trasgressori ci sono multe salate: cartelle da ben 150 mila dollari.
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