La proposta di legge per dare a Salerno il titolo di "città già capitale d'Italia"

La proposta di legge per dare a Salerno il titolo di "città già capitale d'Italia"
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Domenica 19 Maggio 2019, 14:18 - Ultimo aggiornamento: 17:04
Per cinque mesi fu protagonista della storia d'Italia. Durante la seconda guerra mondiale, dall'11 Febbraio al 15 Luglio 1944, ospitò i primi governi dell'Italia post-fascista e la famiglia reale, divenendo di fatto capitale fino a dopo la liberazione di Roma. Ma non ha mai ottenuto un riconoscimento ufficiale. Con una proposta di legge ad hoc il Pd scende in campo per assegnare a Salerno il titolo di "città già capitale d'Italia". Il testo, formato da un solo articolo, e depositato alla Camera il 10 maggio scorso, ha come primo firmatario Piero De Luca, deputato Dem e figlio di Vincenzo, ex sindaco di Salerno, ora governatore della Campania.

Nella relazione di presentazione del provvedimento De Luca junior fa un lungo excursus storico e ricorda che, durante la seconda guerra mondiale, tra la firma dell'armistizio dell'8 settembre 1943 e la successiva fuga del Re, Brindisi prima e Salerno subito dopo, furono sede del governo, diventando protagoniste della storia del Regno, quando nel resto della penisola la situazione era molto confusa e il Nord era in mano alle truppe germaniche. Nelle aule di scuola, spesso, la cosiddetta 'svolta di Salernò passa quasi inosservata. Da qui, anche la ratio di una pdl che ridia giustizia storica e dignità politica a una città, che è stata sede di ben tre governi, il Badoglio I e II e il primo a guida Bonomi.



Nel settembre del 1943 Salerno fu teatro del cosiddetto "sbarco di Salerno". Con questa operazione gli alleati angloamericani accedevano alla costa tirrenica della penisola italiana e si aprivano la strada per avanzare verso Roma. Salerno, come prima Brindisi, dall'11 febbraio al 15 luglio 1944, è stata capitale esecutiva e legislativa del governo italiano, ma non fu mai proclamata capitale costituzionale, titolo che restò formalmente sempre in capo alla città di Roma. Ospitò i primi governi dell'Italia post-fascista e la famiglia reale, divenendo di fatto capitale fino a dopo la liberazione di Roma (4 giugno 1944)». In «questo periodo si verificò la cosiddetta svolta di Salerno, con la quale gli antifascisti, la monarchia e il maresciallo Badoglio stabilirono un compromesso per la formazione di un governo di unità nazionale».

A Salerno, la presidenza del Consiglio dei ministri, il ministero dell'Interno e quello dell'Educazione nazionale furono ospitati nel palazzo comunale, mentre il dicastero dei Lavori pubblici e quello dell'Agricoltura e foreste furono trasferiti al palazzo Natella nel centro storico, dove avevano trovato sistemazione anche gli «uffici di collegamento con il ministero della Marina e della Guerra, rimasti a Brindisi.

L'11 febbraio 1944 si trasferì in città il primo governo di Pietro Badoglio che espresse due ministri salernitani: Raffaele Guariglia agli Esteri e Giovanni Cuomo all'Educazione nazionale. Nell'aprile successivo, fu creato il secondo governo Badoglio: il 27 aprile 1944 si riunì il primo Consiglio dei ministri dell'esecutivo di unità nazionale dopo la caduta di Benito Mussolini e del fascismo. Il ministro Cuomo ottenne la creazione del Magistero di Salerno, con sede a palazzo Pinto nell'antica via dei Mercanti: in questa forma si concretizzò la rinascita degli studi universitari a Salerno, dopo che -sciolta la Scuola medica salernitana nel periodo napoleonico- anche l'ultimo scampolo di università salernitana era stato abolito dal Ministro Francesco De Sanctis subito dopo l'Unità d'Italia.

Cuomo, infatti, riuscì a far aprire una facoltà di Magistero, difendendola dai tentativi di soppressione. In seguito, divenne il nucleo costitutivo della risorta Università di Salerno. Ivanoe Bonomi, diventato presidente del Consiglio dei ministri il 18 giugno 1944, sostituì Pietro Badoglio e realizzò con Togliatti la svolta di Salerno. «La svolta promossa dall'allora leader del Partito comunista italiano, consentì la formazione di un governo di unità nazionale al quale presero parte i rappresentanti di tutte le forze politiche presenti nel Comitato di liberazione nazionale, accantonando quindi temporaneamente questioni ideologiche e istituzionali».

La Gazzetta Ufficiale dell'8 luglio 1944, l'ultima del governo Bonomi a Salerno, sottolinea De Luca jr, «conteneva il testo di legge che rimandava alla fine della guerra la promulgazione dell'Assemblea costituente e il relativo referendum istituzionale sulla monarchia o sulla Repubblica. Quindi non è azzardato affermare che la Carta costituzionale della Repubblica italiana sia stata idealmente concepita proprio a Salerno, nel Salone dei marmi, il 22 giugno 1944, nella prima seduta del governo presieduto da Bonomi, di cui facevano parte, tra gli altri, Benedetto Croce, Carlo Sforza, Meuccio Ruini, Alberto Cianca, Giuseppe Saragat, Alcide De Gasperi e Togliatti». Il 4 giugno 1944, conclude De Luca, Roma fu liberata dai tedeschi ma il governo continuò a riunirsi a Salerno fino al 15 luglio 1944, quando si trasferì effettivamente a Roma. Nel «periodo costituzionale transitorio, dunque, a Salerno vi furono tre governi, i primi due con Badoglio e l'ultimo con Bonomi».
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