Atac, bus da Israele troppo inquinanti: il trucco della targa tedesca per metterli in strada

Atac, bus da Israele troppo inquinanti: il trucco della targa tedesca per metterli in strada
di Lorenzo De Cicco​
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Venerdì 17 Maggio 2019, 09:44
La Motorizzazione tedesca ha detto «ja». E ha immatricolato, ieri mattina, il primo bus israeliano noleggiato dall’Atac. I funzionari teutonici, a dispetto di certi stereotipi, si sono mostrati meno inflessibili degli omologhi italiani. Perché quegli stessi mezzi, la Motorizzazione civile di Roma, li aveva cassati. Dicendo no all’immatricolazione, col rischio di minare il piano della municipalizzata per potenziare le corse nel 2019. I bus arrivati con un cargo da Tel Aviv a inizio aprile sono fondamentali per mantenere quanto promesso ai giudici del concordato. E cioè che quest’anno il servizio di superficie macinerà molti più chilometri del passato. Ma è impossibile centrare il traguardo con la flotta obsoleta di oggi, età media 12 anni. Atac, va detto, è stata sfortunata. A luglio dell’anno scorso aveva ordinato 227 navette nuove di zecca, ma la fabbrica che si era aggiudicata la commessa è entrata in crisi. Risultato: i mezzi arriveranno in ritardo. I primi 20 dovrebbero varcare il Raccordo anulare verso fine giugno. E si andrà avanti a quel ritmo, 20 al mese. Non di più.

Ecco perché la municipalizzata, dopo avere capito che aria tirasse col costruttore dei veicoli, ha deciso di prenderne a noleggio altri usati. Come quelli di Israele, 8 anni di età. Solo che, una volta arrivati a Roma, la Motorizzazione ha acceso il semaforo rosso. Motivo? Si tratta di mezzi Euro 5. Se fossero stati noleggiati da un paese europeo, nessun problema. Starebbero già facendo la spola da un capolinea all’altro. Ma vengono da uno Stato extra Ue. Per essere immatricolati qui da noi, quindi, dovrebbero essere come minimo Euro 6. L’organo del Ministero dei Trasporti, quindi, ha detto no. La ditta che si è occupata del noleggio, allora, ha battuto la pista tedesca. Riuscendo a dimostrare, in Germania, che il motore era stato prodotto in Europa. E che quindi, quanto alle emissioni, si doveva considerare un mezzo fabbricato nell’Ue. Gli uffici di Monaco di Baviera, ieri, hanno accolto questa versione. E hanno affisso la targa sul primo autobus, che ha già preso la volta di Roma. Per gli altri 70, a questo punto, dovrebbe essere solo una formalità.

LE INCOGNITE
Anche se qualche incognita resta.
Innanzitutto i tempi: in teoria tutti e 70 i bus dovrebbero andare e tornare da Monaco. Anche se si sta lavorando per evitare la trasferta. Resta poi un impaccio legale: in teoria l’impresa del noleggio non ha rispettato la scadenza fissata con l’Atac. La dead-line per consegnare i mezzi è stata superata la settimana scorsa. Per i dirigenti di Atac, il problema è superabile, anche perché prima i mezzi vengono messi in strada, meglio è per il servizio. Anche perché, per imbastire una nuova procedura, si perderebbe altro tempo. Ma non è detto che i commissari del Tribunale la pensino allo stesso modo. Saranno loro ad avere l’ultima parola sull’operazione. 
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