Essilorluxottica, tregua sancita dai soci. L'amministratore delegato si cerca all'interno

Essilorluxottica, tregua sancita dai soci. L'amministratore delegato di cerca all'interno
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Giovedì 16 Maggio 2019, 09:45 - Ultimo aggiornamento: 21:10
La pace o la tregua come la chiamano gli analisti è sancita, l'amministratore delegato si cerca all'interno, il mercato resta fuori dal cda ma può contare su un forte pacchetto di voti. Dopo l'assemblea di Parigi la fusione EssiloLuxottica si può dire compiuta, con un fatto nuovo: la guiderà quasi certamente un manager del gruppo.

L'amministratore delegato del gigante delle lenti e delle montature sarà probabilmente un direttore generale come da abitudine francese, non è detto che sarà in consiglio e avrà come riferimento in azienda sia Francesco Milleri, il braccio destro del fondatore di Luxottica Leonardo Del Vecchio, sia il manager di Essilor in ascesa Laurent Vacherot. «I requisiti per una persona del genere li abbiamo all'interno del gruppo, nessuno può fare meglio», taglia corto Del Vecchio. «Questo è un mestiere molto tecnico, non vorrei prendere magari un avvocato, che poi se lo butto in acqua non sa nuotare», aggiunge Del Vecchio.

Le società di cacciatori di teste al lavoro (cioè Russell Reynolds ed Eric Salmon&Partners) «mi hanno chiesto se sarei favorevole al fatto che questo manager possa venire dall'interno del gruppo e certo: sarebbe la sola soluzione», dice Del Vecchio all'assemblea. Più chiaro di così è impossibile e infatti al principale azionista (che
detiene il 31% dei diritti di voto) si accoda il vice presidente Hubert Sagnières. «Lenti e montature sono prodotti molto tecnici: un'ottima conoscenza della meccanica industriale e del 'factoring' è molto importante: un candidato interno è la cosa migliore, ma se non lo troviamo dovremo guardare all'esterno», afferma il manager francese che si tiene comunque una finestra alternativa.

In un clima sereno sia tra manager sia in sala, guadagna considerazione Milleri. «Arriveremo alla combinazione delle due culture: non con una che prevalga sull'altra, ma con due culture che vengono entrambe portate nella società», dice con calma alla platea, che lo applaude. Sulla stessa linea il suo pari grado Vacherot, secondo il quale «forse negli ultimi tempi« durante lo scontro sulla governance »non abbiamo dato il meglio, ma l'accordo da poco firmato è una nuova partenza, per me e per tutti, che ci farà avere grandi successi».

Non passa ovviamente la proposta dei fondi di rompere l'equilibrio perfetto tra parte italiana e francese nel cda, che
resta a 16 componenti, mentre è confermato il dividendo di 2,04 euro per azione, pari a circa 285 milioni per il maggior azionista Delfin. Ma i voti che prende il 'mercatò, che rimane fuori dal board, sono forse più delle previsioni. In un'assemblea con il 75,5% del capitale, il 42% dei presenti ha votato contro la remunerazione di Del Vecchio e Sagnieres, mentre per l'ingresso di due nuovi componenti del Cda si sono espressi a favore il 43% e il 34%, a seconda delle votazioni. Un sospiro di sollievo è stato chiaramente tirato dai principali azionisti e dal management, ma il segnale è arrivato. 

 
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