La donna si era sottoposta alla fecondazione in Spagna, dove è consentita anche post mortem, potendo contare sul consenso del marito.
Alla nascita della bambina, due anni fa, ha chiesto che fosse registrata la paternità nell'atto di nascita, ottenendo però un rifiuto dall'anagrafe. Il tribunale avallò la decisione dell'ufficiale di Stato civile e così anche la Corte d'appello di Ancona. Ma per la Cassazione, quando il padre ha prestato il consenso, sapendo di dover morire, il bambino «è da considerarsi figlio nato nel matrimonio», «dovendosi individuare» nel momento del consenso, «la consapevole scelta alla genitorialità».
© RIPRODUZIONE RISERVATA