Sanità, liste di attesa sempre più lunghe:
quattro mesi per una colonscopia

Sanità, liste di attesa sempre più lunghe: quattro mesi per una colonscopia
di Giusy Franzese
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Mercoledì 15 Maggio 2019, 17:50 - Ultimo aggiornamento: 22:33
Quattro mesi per una colonscopia, cento giorni per una gastroscopia, due mesi l'ecocardiogramma e l'eco alla tiroide, 40 giorni per una visita oculistica, tre in più per quella ortopedica: le liste d'attesa nella sanità pubblica si allungano sempre di più. Lo evidenzia il secondo Rapporto Osservatorio sui tempi di attesa e sui costi delle restazioni sanitarie nei Sistemi Sanitari Regionali, promosso dalla Funzione Pubblica Cgil e dalla Fondazione Luoghi Comuni ed elaborato da Crea. Uno studio che prende in considerazione 11 prestazioni sanitarie (specialistiche e diagnostiche) senza esplicita indicazione di urgenza, erogate da 8 regioni e da 326 strutture sanitarie (195 private e 131 pubbliche).
Non c'è paragone, i tempi di attesa medi  per effettuare una visita medica attraverso il Sistema Sanitario Nazionale sono nettamente maggiori rispetto a quelli dell'offerta privata: 60 giorni nel pubblico (due mesi) a fronte di 9 nell'intramoenia, 7 nel privato e 39 per il privato convenzionato. Non è una gran scoperta, si dirà. Forse no. Salvo il fatto che la situazione invece di migliorare, di anno in anno peggiora. Rispetto alle rivelazione effettuate per lo studio presentato lo scorso anno infatti le attese medie nel pubblico sono aumentate, nel privato sono rimaste le stesse. Il caso più grave riguarda la colonscopia: con il SSN si attendono 112 giorni per effettuare l'esame, sei giorni in più rispetto allo scorso anno. In intra-moenia (ovvero i reparti paganti della sanità pubblica) l'attesa si riduce drasticamente: 11 giorni, lo stesso tempo richiesto dai privati (sono 79 i giorni di attesa invece nel privato convenzionato). 
Insomma, basta mettere mano al portafogli e la situazione cambia sensilbilmente. A questo proposito il rapporto evidenzia anche un altro aspetto sconcertante: in alcuni casi  se l'esame viene fatto intra-moenia (quindi usufruendo comunque delle strutture pubbliche) il costo è mediamente maggiore rispetto a quello fatto tutto nel privato. E' così per la gastroscopia, che con l'intra-moenia costa 207 euro, se ci si rivolge ai privati il costo scende a 187 euro. E' così per l'ecocardiogarfia: in intra-moenia il costo medio è 108 euro, dal privato 98 euro. Anche le radiografie mediamente costano meno dal privato, che nel pubblico solvente.  Più in generale circa la metà 
delle prestazioni mediche prese in considerazione ha un costo inferiore nel privato piuttosto che in intra-moenia.

«Questo spiega - si legge nel rapporto - il sempre più frequente ricorso a spese 'out of pocket' (di tasca propria) per effettuare visite mediche private.
La spesa privata dei cittadini, infatti, arriva a quasi 35 miliardi di euro, di cui ben il 92% out of pocket
».
Ovviamente vivere in una regione piuttosto che in un'altra fa la sua differenza. Anche se in base ai nostri principi costituzionali il diritto a curarsi dovrebbe essere uguale per tutti i cittadini. Ma come ben sappiamo, purtroppo, non è così. Tra le regioni analizzate dal rapporto, eccelle l'Emilia Romagna: la  media dei tempi di attesa per le prestazioni nel SSN è di  30 giorni. Si difendono bene anche Campania e Liguria (con medie di attesa molto simili, rispettivamente 47,5  e 48 giorni). Praticamente dieci giorni in meno di attesa media rispetto al Veneto. In Sicilia l'attesa media è di 75 giorni. Superano i cento giorni il Lazio e anche il tanto lodato sistema sanitario pubblico lombardo. Ultima regione in classifica, tra quelle analizzate, le Marche.

«Alla luce di quanto emerso, risulta evidente quanti sia urgente e non più rinviabile un investimento straordinario in termini di risorse, personale, professionalità e tecnologie in tutto il nostro Servizio Sanitario nazionale che mostra evidenti segni di collasso con gravi e profonde ripercussioni sulle sue caratteristiche di universalità», commenta la Funzione Pubblica Cgil. Migliorare le performance è possibile. E lo dimostra proprio il caso Emilia Romagna:  nell'ultimo biennio ha  investito sul personale (con oltre 5mila assunzioni, di cui 1.450 precari stabilizzati) e sui sistemi di controllo informatizzati, strumento fondamentale per un governo pubblico e trasparente dei flussi di accesso alle prestazioni sanitarie.
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