Cannes al via, il Festival
nel segno delle donne

Adèle Exarchopoulos nel film "Sybil" di Justine Triet
di Gloria Satta
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Lunedì 13 Maggio 2019, 20:14 - Ultimo aggiornamento: 20:15
L’altr’anno sfilarono sulla Croisette in 82, guidate da Cate Blanchett a braccetto con la novantenne Agnès Varda, al grido di «parità, uguali salari, inclusione». Nei prossimi giorni un nuovo grande evento femminista scuoterà Cannes per ricordare al mondo che le donne, anche nel cinema, camminano ancora un passo indietro. Ma non tanto al Festival che, dopo aver firmato nel 2018 un impegno con le manifestanti, ha alzato sensibilmente le quote rosa e inaugurato la politica dell’inclusione e della trasparenza. Nella 72ma edizione (si apre domani con la commedia horror Dead Don’t Die di Jimi Jarmusch) 13 sono le registe nella selezione ufficiale, di cui quattro concorso: la franco-senegalese Mati Diop con Atlantique, l’austriaca Jessica Hausner con Little Joe, le francesi Justine Triet (Sybil) e Céline Sciamma (Portrait de la jeune fille en feu).
LA NURSERY. Quattro partecipano alla Quinzaine des Réalisateurs e una alla Semaine de la Critique.E delle tre giurie, due su tre sono guidate da donne: Nadine Labaki al Certain Regard e Claire Denis alla Cinéfondation. Alice Rohrwacher porterà invece la sua sensibilità tutta femminile nella Giuria principale, presieduta da Alejandro Gonzàlez Iñárritu e destinata, dato l’alto livello della competizione, a non avere il compito facile nell’assegnazione dei premi.
Mai vista una percentuale femminile tanto alta al Festival che, in oltre 70 anni di storia, ha attribuito la Palma d’oro a una sola regista: Jane Campion per Lezioni di Piano (1993). Altra novità: il comitato di selezione è paritario, 4 uomini e altrettante donne. Mentre a livello mondiale la quota delle registe rimane ancora lontana dalla parità, Cannes ha fatto dunque dei passi importanti, arrivando perfino ad allestire nel Palais una nursery ad uso delle mamme nei giorni del Festival. «Possiamo rallegrarci di tutto questo», ha spiegato Judith Nora del collettivo 50/50 che reclama la parità entro il 2020. «Thierry Frémaux, il delegato generale del Festival, ha rispettato gli impegni presi l’anno scorso con noi senza aspettare che glielo ricordassimo». Sul fronte glamour, proseguirà poi sulla Croisette ”Women in Motion”, l’iniziativa del Gruppo Kering destinata a dare risalto alle donne del cinema.
PIANTA MAGICA. Faranno molto parlare i quattro film diretti da registe messi in concorso da Frémaux che, sebbene contrario alle quote rosa («l’aumento del numero delle registe deve cominciare nelle scuole di cinema»), ha recepito gli appelli all’inclusione. Uno di questi film è Atlantique, opera prima già data tra i favoriti: Mati Diop, 36 anni, racconta l’immigrazione dal punto di vista inedito di chi rimane. Protagonista è una comunità di donne che combatte per la sopravvivenza alla periferia di Dakar mentre gli uomini, operai non pagati da mesi, hanno affrontato il mare per garantirsi un futuro migliore. «Quando mi è arrivato l’invito del Festival», racconta la regista, «mi sono domandata se fossi stata scelta perché il mio film era buono o perché fossi una donna...».
Ha scelto invece una storia fantasy, ambientata in un futuro distopico, l’austriaca Jessica Hausner, 46: il suo Little Joe ruota intorno a una pianta creata in laboratorio e capace di modificare la personalità di chi la tocca. E’ di scena invece un desiderio lesbo che divampa nel Settecento nel film Portrait de la jeune fille en feu diretto da Céline Sciamma, protagonista una pittrice costretta a sbirciare in segreto la giovane che rifiuta di essere ritratta. E due donne sono al centro di Sybil di Justine Triet: Viriginie Efira è una psicoanalista ex scrittrice che decide di tornare a firmare romanzi mentre la sua paziente Adèle Exarchopoulos le fornisce inconsapevolmente il materiale.
L’INFATICABILE. Si parla molto anche di Share diretto dalla brasiliana Pippa Bianco (evento speciale) che racconta una storia terribilmente contemporanea: l’incubo di una ragazza dopo che un suo video hard è finito in rete. Quanto ad eccellenze femminili, Cannes attende l’infaticabile Isabelle Huppert che torna in concorso con Frankie dell’americano Ira Sachs: è la 26ma volta che la più grande attrice francese partecipa al Festival dove ha vinto due volte il premio dell’interpretazione e presieduto (nel 2009) la Giuria. La riscossa femminista, per lei, è cominciata oltre 40 anni fa.
 
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