Ornella Barra: «Uomo o donna, cresci se accetti di rischiare»

Ornella Barra: «Uomo o donna, cresci se accetti di rischiare»
di Maria Latella
5 Minuti di Lettura
Domenica 12 Maggio 2019, 20:44
Essere Ornella Barra, partire da Genova con una laurea in farmacia e ritrovarsi, qualche decennio dopo, co-Chief Operating Officer di Walgreens Boots Alliance, a capo, col compagno di vita e di lavoro Stefano Pessina, di un gruppo globale che possiede farmacie dal Nord al Sudamerica, dall’Europa alla Cina. Un gruppo che ha il suo quartier generale a Chicago, gli uffici a Londra, mentre lo stile di Ornella è rimasto, virtualmente, genovese. Perché Ornella Barra ha interloquito con presidenti americani e almeno con un paio di Papi, ma mai lascerebbe che le foto di incontri ufficiali travalichino la privacy dei suoi personali ricordi.
Anche il premio “Donna dell’anno”, iniziativa di cui Ornella Barra e’ sponsor, corrisponde a questa voglia di conoscere grandi talenti che operano lontano dalla notorietà. Cosi il 4 maggio scorso a Montecarlo il premio è andato a una cino-canadese che applica la robotica, a una archeologa monegasca e a una artista francese. «Lascio alla giuria il compito di selezionare le premiate. Non ne faccio parte proprio per arrivare a una selezione il più possibile libera e indipendente».
A vederla, e a conoscere la sua storia, si direbbe che è nata corredata di autostima, ma si capisce che, accanto alla bella spinta familiare che deve aver ricevuto, da bambina, il resto è frutto di tenacia e di ascolto, perché essere un’italiana, l’unica donna italiana, che deve motivare dipendenti a Chicago e a Mexico City, a Shangai e a Nottingham è certo un generatore automatico di autostima, ma potrebbe pure generare un bel po’ di stress. Ornella Barra la sua ricetta antistress sembra averla trovata nel suo rapporto con i collaboratori. Ed è da qui che cominciamo la nostra conversazione, davanti a una spremuta sorseggiata in un hotel romano.
Come si motivano uomini e donne di quattro o cinque continenti?
«L’esempio conta, viene prima di tutto. Poi bisogna ricordarsi sempre di fare gioco di squadra, sentirsi parte del gruppo. E quando qualcuno merita un complimento, riconoscerglielo, riconoscere il merito» .
Nelle aziende il ruolo di responsabile delle risorse umane è spesso affidato alle donne. Perché?
«Da noi non ci limitiamo soltanto a quello. La nostra responsabile delle HR è una donna, è vero, e con lei ho un rapporto fantastico, ma ci sono tante collaboratrici anche nel settore legale, o nel marketing, per fare solo un paio di esempi. Walgreens Boots Alliance ha più dipendenti donne che uomini, e il fattore età non è mai una discriminante. È il dinamismo che conta, non l’anagrafe» .
Parliamo del tema al quale è dedicato il primo incontro di Mind the Gap, l’autostima. La sua è frutto di genitori che l’hanno molto spronata?
«Sono cresciuta in una famiglia di imprenditori. Mio padre e mia madre hanno sempre avuto una dedizione molto forte per il lavoro e per la famiglia. Grazie al loro esempio, ho sempre saputo che nella vita bisogna impegnarsi e spesso anche sacrificarsi. Ma non è solo senso del dovere quello che mi è stato trasmesso. Certo, è un elemento importante per la formazione di un giovane, donna o uomo che sia… ma quello che conta davvero, e che nella mia educazione ho avuto la fortuna di ricevere, è lo spirito di iniziativa. Il desiderio costante di creare qualcosa di nuovo e significativo. Una vocazione che ti spinge anche a rischiare pur di vedere realizzate le tue idee»
L’autostima è qualcosa che nasce con noi o che si costruisce nel tempo?
«Penso che nella vita si attraversino fasi differenti. Avere autostima può significare cose diverse a seconda del periodo in cui ci si trova. In certi momenti ci si può sentire molto forti delle proprie idee, in altri meno. Io sin da ragazza ho sempre avuto un carattere intraprendente e se vogliamo audace. Ma non era tanto l’autostima a guidare questa mia attitudine, quanto piuttosto una naturale passione per le sfide. Più che di autostima, quindi, parlerei di voglia di mettersi in gioco. Questa sì mi ha sempre accompagnato nella vita».
Si parte sempre dalla conoscenza di se stessi per superare i propri limiti. Lei si conosce fino in fondo?
«Non si finisce mai di conoscere se stessi e il mondo che ci circonda. Credo che questo sia uno degli aspetti più interessanti della vita. Per questo per me è così importante continuare sempre ad apprendere, scoprire e imparare. Per riuscire a capire qualcosa di noi stessi e delle persone intorno a noi, bisogna preservare una grande umiltà e una mente aperta».
Essere italiana a capo di una multinazionale. Un vantaggio?
«Viviamo in un mondo in cui è possibile sentirsi parte di tante culture diverse. Io sono nata e cresciuta in Italia, ma da molti anni la mia vita si svolge totalmente fuori dal Paese. Penso sia un privilegio poter scoprire altri mondi e confrontarsi con altri modi di pensare, per migliorarsi continuamente. In questi ultimi decenni, ho potuto osservare da vicino tante culture: se da un lato ho potuto constatare il valore aggiunto dell’italianità – soprattutto in termini di creatività, estro, intuito e flessibilità - dall’altro credo di aver assorbito e imparato molto altro da altre culture. Credo sia meglio evitare di auto-confinarsi in un’identità predefinita».
Una bella fortuna aver marciato nella vita e nella carriera avendo accanto lo stesso partner, Stefano Pessina.
«Anche nella scelta dei propri partner di vita e di lavoro vale quello che dicevo prima: bisogna avere capacità di ascolto, spirito di adattamento e voglia di costruire un rapporto di vera collaborazione. È qualcosa che si fa giorno dopo giorno, nel corso degli anni, con costanza e fiducia».
Per tornare al tema di “Mind The Gap” : nel mondo del lavoro le donne oggi sono manager, amministratori delegati, presidenti di società, premier di grandi Paesi. Ma tutte, prima o poi, si interrogano sull’autostima. Cosa che agli uomini capita molto meno.
«La nostra azienda conta oltre 415mila dipendenti ed è composta per circa due terzi da donne. Anche la maggioranza dei clienti delle nostre 18.500 farmacie nel mondo sono donne! Mi interfaccio quindi con una diversità incredibile, e non solo di genere. È difficile generalizzare, ma possiamo dire che le donne che lavorano in Walgreens Boots Alliance, a tutti i livelli, sono dotate di una spiccata capacità di interpretare i desideri dei clienti. Non amo paragonare donne e uomini, perché credo che il termine di paragone debba essere sempre il merito. Ciò detto, le donne – nella nostra realtà come altrove – dovrebbero essere più consapevoli del proprio potenziale e andarsi a prendere ciò che meritano. Il sistema deve evolvere per aiutarle in questo percorso, ma ci deve essere anche grande iniziativa personale».
Se lei non fosse diventata Ornella Barra COO di Walgreens Boots Alliance, che cosa le sarebbe piaciuto fare?
«Qualsiasi cosa che richiedesse entusiasmo, passione e la costruzione di un progetto».
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