Da Roma al tetto del mondo: i sei giovani architetti che all'estero sono star

Da Roma al tetto del mondo: i sei giovani architetti che all'estero sono una star
di Marina Valensise
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Domenica 12 Maggio 2019, 15:25 - Ultimo aggiornamento: 19:47

Il nome è classico, e se in greco, il verbo conoscere designa l'indicatore, la regola, il criterio, in latino e in italiano è diventato l'asta della meridiana che con la sua ombra segna le ore. Gnomone è il nome che sei giovani architetti romani, Federica Andreoni, Mattia Biagi, Annachiara Bonora, Valeria Lollobattista, Marco Mondello e Valerio Socciarelli, nati tutti tra il 1986 e il 1987, hanno voluto dare al loro studio di progettazione architettonica fondato nel 2013.

Niente di causale nella scelta. Hanno semplicemente mantenuto il nome di uno dei loro primi progetti, con cui, ancora studenti all'Università Roma III, vinsero nel 2013 la terza edizione del concorso Demanio Marittino km 278. Si trattava di allestire per una sola notte la spiaggia di Marzocca con un'installazione temporanea che permettesse di pensare lo spazio in modo nuovo. I sei architetti romani hanno realizzato una batteria di pali in legno conficcati su un'area di 5000 mq, per creare uno spazio aperto, libero e in continuo movimento. Da allora la griglia di pali aperti, per loro neolaureati in progettazione architettonica e urbana di Roma III, è diventato il simbolo della rete di esperienze da mettere in comune e sviluppare professionalmente.

L'ASCESA
Impegnati all'estero, chi in Spagna come Anna Chiara Bonoro, oggi assistente di Annalisa Metta a Roma III nei corsi di progettazione sugli spazi aperti, chi in Brasile come Federica Andreoni a San Paolo, Valeria Lollobattista a Rio de Janeiro, chi negli Stati Uniti come Valerio Socciarelli e chi a Berlino come Marco Mondello che oggi vive lì a capo della succursale tedesca, hanno iniziato a sfornare un concorso internazionale dopo l'altro, esponendo i loro lavori in varie mostre e incassando sin da subito riconoscimenti prestigiosi.

Nel 2017 hanno vinto il primo premio all'Europan 14, concorso internazionale di progettazione bandito ogni due anni, e arrivato oggi alla XV edizione, un bel programma paneuropeo concepito per aiutare i giovani studi di architettura a cimentarsi con progetti ad hoc su vari siti, richiesti da vari comuni, piccoli e grandi, sparse su tutto il territorio dell'Unione europea e definito ogni anno da un tema. «È un concorso importante, perché permette di lavorare sulle grandi scale urbane, ma anche sul piano della progettazione e non solo su quella della teoria. In casi fortunati ti offre anche la possibilità di agganciare committenti altrimenti difficili da raggiungere», dice Federica Andreoni. Ed è proprio quello che è successo a Gnomone.

LA VITTORIA
Due anni fatti, gli architetti romani col loro progetto Undergrowth Europan 14, hanno vinto ad Amsterdam l'Europan 14, che aveva per tema la città produttiva, con un progetto importante di riqualificazione urbana. Si trattava di trasformare un'area di 19.000 mq a ridosso della stazione centrale di Sloterdijk, un'area complicatissima perché estesa su vari livelli sotto i binari ferroviari. Gli architetti romani hanno concepito una piazza circondata da parchi pubblici e spazi aperti, che fungesse da snodo per i vari sistemi di infrastrutture afferenti, e fosse anche caratterizzata dalla compresenza e dalla prossimità di attività diverse. Uno spazio vivo, all'insegna di un'idea nuova di produttività urbana, più circolare e diffusa, e soprattutto uno spazio ibrido, disposto a dialogare attraverso nuovi edifici col contesto, e al tempo stesso chiuso in se stesso da una serie di confini attivi e continui.

Dopo aver vinto il primo premio dell'Europan 14 per il sito di Amsterdam, lo studio Gnomone si è visto assegnare, su incarico diretto, dagli stessi responsabili del comune di Amsterdam uno studio di fattibilità per trasformare un'area più circoscritta, sempre adiacente alla stazione di Sloterdijk. «Da giovani laureati, il concorso internazionale è l'unico modo per misurarti con temi complessi, e di difficile approccio. È un lavoro vero e proprio, noi però ormai siamo un gruppo oliato, con meccanismi strutturali che ci permettono di sviluppare idee ponderate in breve tempo, dando una linea a un processo che sarà molto più lungo».

E intanto, alle prese con la consegna del nuovo progetto, non trascurano altri concorsi. Quest'anno Gnomone ha vinto il primo premio per Terre in Movimento, concorso internazionale su invito, promosso dalla Soprintendenza delle Marche in collaborazione col MAXXI, Museo nazionale delle arti del XXI secolo, e l'associazione Demanio Marittino km 278, per l'allestimento di una mostra di foto e video dedicata al terremoto del 2016.

L'INCARICO
Anche qui l'incarico era circostanziato: bisognava allestire la mostra all'interno della chiesa di San Gregorio Illuminatore, riaperta per la prima volta dopo il terremoto degli anni Settanta, e metterne in valore gli spazi e il patrimonio storico artistico. Gli architetti romani hanno installato al centro della chiesa una struttura dalla superficie nera a specchio, che riflettesse all'esterno gli arredi sacri, gli altari, le mura della chiesa, esponendo all'interno le varie foto su pareti bianche. Anche qui un contrasto mobile tra esterno e interno invita all'apertura, tra libertà e sorpresa, trasformando il vincolo del limite in una risorsa inattesa. Tutto molto romano. Rispettoso del passato e però futurista.
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