Il Museo di Auschwitz: non possiamo condividere il Salone con chi si ispira al fascismo

Il Salone di Torino
di Gabriele Santoro
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Mercoledì 8 Maggio 2019, 00:10 - Ultimo aggiornamento: 09:37
Alla vigilia dell'apertura della trentaduesima edizione del Salone internazionale del libro di Torino, è ancora confermata la presenza dello stand della casa editrice Altaforte, vicina a CasaPound. Ma cresce la pressione, anche internazionale, per la rinuncia agli spazi affittati e dunque alla partecipazione alla fiera.

Giovedì, dopo l'inaugurazione affidata alla lectio sull'Europa del filosofo spagnolo Fernando Savater, nella Sala Azzurra del Lingotto dovrebbe vibrare il racconto di Halina Birenbaum, che sulla pelle ha tatuato l'orrore del campo di sterminio di Auschwitz, indelebile come l'infanzia nel Ghetto di Varsavia. Il titolo del suo intervento è: “La forza di vivere”.

Birenbaum, scrittrice e poetessa classe 1929, insieme a Piotr M. A. Cywiński, direttore del Museo Statale di Auschwitz-Birkenau, ha firmato una lettera indirizzata al Comune di Torino, rivolgendosi alla sindaca Chiara Appendino. «Ai sopravvissuti non può essere chiesto di condividere lo spazio con chi mette in discussione i fatti e gli eventi che hanno condotto all'Olocausto e provano a far rivivere il fascismo nella società. Il problema non è un contratto stipulato con una casa editrice, ma la salvaguardia delle istituzioni democratiche e l'osservanza della Costituzione italiana», si legge nel testo.

Il Comune di Torino e la Regione Piemonte hanno mosso un passo ufficiale con un esposto alla Procura della Repubblica, facendo riferimento alle dichiarazioni di Francesco Polacchi, l'editore di Altaforte, affinché i magistrati possano valutare se sussistano i presupposti per il reato di apologia di fascismo. Nelle parole pronunciate da Polacchi, le due istituzioni vedono «una possibile violazione delle leggi dello Stato» e considerano la sua attività «estranea allo spirito del Salone del libro». La denuncia richiama alla legge Mancino 305 del 1993, che all'articolo 4 prevede venga punito chi «pubblicamente esalta esponenti, principi, fatti o metodi del fascismo, oppure le sue finalità antidemocratiche».

Birenbaum arriverà comunque domani a Torino. Come conferma l'Associazione Treno della Memoria, organizzatrice con il Museo Statale di Auschwitz-Birkenau della sua partecipazione torinese, l'intervento previsto si terrà, ma lontano dal Salone qualora rimanesse Altaforte.

La decisione del presidente della Regione Sergio Chiamparino e di Appendino potrebbe cambiare lo scenario proprio a poche ore dal taglio del nastro del Salone, che quest'anno vede il ritorno dell'Associazione Italiana Editori, dopo lo strappo di due anni fa con la nascita della rassegna milanese Tempo di libri.

Dopo giornate tese con il susseguirsi di rinunce, dallo storico Carlo Ginzburg a Zerocalcare, alla più importante fiera nazionale del libro a causa della presenza di Altaforte, l'Aie per voce del presidente Ricardo Franco Levi ha ribadito la posizione espressa all'inizio della vicenda deflagrata con le dimissioni di Christian Raimo, uno dei membri del comitato editoriale del Salone di Torino.

«Chi opera professionalmente nel mondo dei libri e, più in generale, chiunque ami i libri, ha nel proprio DNA, come principio fondante, la difesa della libertà di pensiero, di espressione e in particolare di edizione in tutte le sue forme. Per questo AIE continua ad auspicare la partecipazione di tutti al Salone internazionale del Libro di Torino. Naturalmente stiamo ragionando a prescindere da qualsiasi violazione delle leggi. È chiaro che chiunque dovesse infrangere la legge è indesiderato. In quel caso la magistratura accerterebbe e risolverebbe il problema», dice Levi.

Il direttore del Salone del libro Nicola Lagioia invita a vivere un'esperienza che unisca e non divida: «Nel centenario di Primo Levi, la comunità del Salone del Libro si raccoglierà una volta ancora per discutere di democrazia, di Europa, di convivenza, di immigrazione, di letteratura, del restare umani in un mondo difficile. Le polemiche che si sono accese per la presenza di una casa editrice i cui animatori, in nome del fascismo, hanno rilasciato dichiarazioni che si commentano da sole, pongono un tema, che al Salone verrà affrontato in tanti incontri programmati da tempo. Il problema ovviamente non è la libertà d'espressione, ma cosa si può muovere intorno a certe idee che non sono solo agli antipodi dell'impostazione culturale del Salone di quest'anno (non è mai stato un problema: il Salone accoglie tutte le opinioni), ma la cui messa in pratica turberebbe l'ordine democratico offendendo la Costituzione».

Il ministro dei Beni culturali Alberto Bonisoli, che giovedì a Torino inaugurerà il Salone, è intervenuto in merito all'esposto della città di Torino e della Regione Piemonte contro la casa editrice Altaforte: «La magistratura valuterà l'eventuale apologia di fascismo. La nostra è una Repubblica che ha come punto fondamentale di partenza un progetto culturale antifascista. Uno dei valori principali dell'antifascismo è difendere la libertà di espressione. Per me essere democratico vuole dire combattere, affinché idee lontanissime dalla mia si possano esprimere. Nel caso specifico però c'è un quadro legislativo molto chiaro che protegge la nostra Repubblica dall'apologia di fascismo».
 
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