Spara ai ladri e ferisce 16enne: «Io urlavo ma loro restavano lì, ho fatto fuoco per spaventarli»

Spara ai ladri e ferisce 16enne: «Io urlavo ma loro restavano lì, ho fatto fuoco per spaventarli»
di Mauro Evangelisti e Morena Izzo
4 Minuti di Lettura
Domenica 28 Aprile 2019, 00:30 - Ultimo aggiornamento: 20:28

«Non volevo colpire nessuno ed ero convinto di non avere colpito nessuno. Volevo solo spaventarli. Non è facile, quando senti queste storie in televisione non comprendi quanto possa essere doloroso, ma quando lo vivi in prima persona è un’altra cosa» ripete Andrea Pulone, 29 anni, laureato a Roma Tre, esperienze in giro per il mondo, che l’altra sera era tranquillo con la fidanzata al primo piano della casa dove abita con i genitori che stanno tornando dal Portogallo, dove erano in vacanza. Sa utilizzare una pistola, ha il porto d’armi per uso sportivo. Ma c’è molta differenza tra sparare a un bersaglio e farlo per difendersi da una banda che entra in casa per rubare mentre sei solo con la fidanzata.

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LA LIBRERIA
Nella villetta sono corsi gli amici per stargli vicino, tutti molto gentili educati anche con i cronisti, «ma lo dovete capire, è molto scosso», racconta Massimo che lo conosce da sempre. Ai carabinieri di Monterotondo (coordina le indagini il tenente Danilo Passi) Andrea Pulone ha spiegato: «Io pensavo di non averlo colpito, avevo mirato alla libreria, volevo solo spaventarli, non volevo ferire nessuno». La sua buona fede sembra dimostrata anche da alcuni dettagli: non ha inseguito i malviventi quando sono fuggiti ed è stato lui a chiamare subito i carabinieri.

Per ora - almeno fino a quando non sarà dimostrato che il sangue trovato sul marciapiede è del sedicenne ricoverato in gravi condizioni al Gemelli (per fortuna l’intervento chirurgico è andato bene) - Andrea non è indagato. I fascicoli aperti dalle procure di Roma e di Tivoli sono contro ignoti. I carabinieri lo hanno fatto parlare a lungo, per comprendere bene la dinamica di quanto avvenuto. «Venerdì ero in casa con la mia fidanzata, eravamo al primo piano. Attorno alle 19 abbiamo sentito dei rumori. Ci siamo preoccupati». Andrea ha detto alla fidanzata di non scendere, ha capito che dentro casa non stava entrando un unico malvivente, ma una banda. E il suo pensiero è andato subito alla ragazza.

Ha fatto qualcosa che non avrebbe mai voluto fare. Ha preso la Glock, la pistola, ed è sceso all’ingresso della casa, dove ha visto i tre malviventi, compreso il ragazzino albanese. Anche gli altri due sembravano molti giovani. «Ho detto loro di andarsene, ho fatto capire che ero armato. Loro però non si sono mossi. Sono stato costretto a sparare, ma volevo solo spaventarli, fare in modo che se ne andassero. Pensavo di avere colpito solo la libreria, quando ho visto che andavano via, ho pensato che tutto finisse lì. Ero convinto di non avere colpito nessuno». D’altra parte i tre se ne sono andati sulle loro gambe e inizialmente il ragazzino albanese non sembrava ferito. 

SCIENTIFICA
Stranamente quando gli uomini della scientifica del Nucleo investigativo arrivati da Ostia hanno passato al setaccio tutta l’area della casa e del cortile non hanno trovato tracce di sangue all’interno dell’abitazione. Probabilmente la banda è uscita da dove era entrata, da una porta laterale, passando dal cortile, dove c’è anche il cane della famiglia Pulone e dove avevano divelto una grata. Però le macchie di sangue erano solo fuori, sulla strada: forse gli abiti del giovane albanese hanno trattenuto il sangue, forse neppure i complici hanno compreso la gravità delle condizioni del ragazzino. Qualcuno ha visto un’auto scura fuggire via. Andrea: «Io ho subito chiamato il 112 e ho spiegato che i ladri erano entrati in casa mia. Ma ero convinto che nessuno fosse rimasto ferito, per questo ho detto che non aveva colpito i ladri».

I carabinieri e la magistratura stanno verificando tutti i dettagli del suo racconto, ma non vi sono molti dubbi: il ragazzino albanese è stato colpito all’addome, non alle spalle, sicuramente Andrea non ha sparato mentre stavano fuggendo. Ora si stanno visionando tutte le telecamere lungo il possibile percorso dell’auto, all’interno del paese. «Ma Andrea è molto dispiaciuto e segnato da questo fatto» dicono gli amici che con molta gentilezza tentano anche di tutelare la privacy del giovane.

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