Lega-M5S, scontro anche sulle Province. Salvini: servono. Di Maio: no, sono poltronificio

Lega-M5S, scontro anche sulle Province. Salvini: servono. Di Maio: vanno abolite
4 Minuti di Lettura
Sabato 27 Aprile 2019, 12:55 - Ultimo aggiornamento: 28 Aprile, 09:23

Lega e M5S ora litigano anche sulle Province, con la prima che vorrebbe farle rinascere così com'erano prima della riforma Delrio e il secondo che invece è per l'abolizione. Per Salvini «servono per dare servizi ai cittadini». Per Di Maio altro non sono che un poltronificio da abolire.

Caso Siri, Conte: «Se devo mandarlo via lo farò»

«Vogliamo dare i servizi ai cittadini. Se i Comuni non riescono a farlo, servono le Province», ha detto Matteo Salvini, a Biella, dove è andato per un incontro a sostegno del candidato sindaco del centrodestra Claudio Corradino. «L'abolizione delle province è una buffonata di Renzi, che ha portato disastri soprattutto nelle scuole e alle strade. Io voglio che in tutta Italia ritornino condizioni normali. I 5 stelle è importante che si mettano d'accordo. Qualche viceministro dice sì e qualcuno no sull'autonomia, come bisticciano sui porti aperti o chiusi».

Netta la replica 5Stelle: «Non si può discutere sempre su ogni cosa. Sulle province il punto è chiaro: noi vogliamo tagliarle, siamo sempre stati per il taglio degli sprechi. Vogliamo tagliarle e usare quelle risorse per abbassare le tasse alle famiglie e alle imprese. Chi è meno chiaro è proprio la Lega, che invece di dire come la pensa sul tema parla di noi. Ad esempio abbiamo anche una proposta per tagliare gli stipendi dei parlamentari e restituire soldi agli italiani, la Lega anche su questo ancora non ci ha detto come la pensa». 

«Non è riesumando un vecchio carrozzone che si danno più servizi ai cittadini», scrive in un post su Facebook il vicepremier Luigi Di Maio. «Io nuove poltrone non le voglio. Bisogna tagliarle le poltrone, non aumentarle. E bisogna tagliare anche gli stipendi dei parlamentari. Subito!», aggiunge. «Sulle Province non se ne parla. L'Italia ha fin troppi problemi a cui pensare e non aggiungiamone altri - continua il leader del Movimento 5 stelle - Io non spendo altri soldi degli italiani per rimettere su nuovamente un ente burocratico che già prima complicava la vita a tutti. Bisogna andare avanti, non indietro! Per le tasse che pagano, gli italiani già meriterebbero di avere servizi dignitosi nelle proprie città».



Il piano per far rinascere le vecchie Province andrebbe a cambiare quanto modificato dalla riforma Delrio. Il "Sole24Ore", cita alcuni passi della bozza delle Linee guida per la riforma degli enti locali alla quale si sta lavorando nel corso del tavolo tecnico-politico in conferenza Stato-Città. Il quotidiano ha dato la notizia parlando di piano del governo, quindi anche del Movimento 5 Stelle. Ma i pentastellati smentiscono:  «In merito a quanto riportato dal Sole 24 Ore, si tratta di una riforma del Testo unito Enti locali portata avanti dalla Lega sulla quale il M5S non è assolutamente d'accordo», sottolineano fonti del partito.

Un tavolo governativo sul tema, però, esiste e lo conferma il viceministro all'economia Laura Castelli: «Sento tanto parlare di bozze condivise e altro sulle Province, la verità è che c'è un tavolo di confronto con la Lega e nessuna decisione è stata presa. Mai ho dato il mio ok ad elezioni di primo livello. Per ora è solo un confronto nel quale sono coinvolte anche le associazioni. È necessario che si trovi una quadra rispetto anche alla nostra posizione per garantire i servizi ai cittadini, senza sprechi». 


Secondo quanto si legge sul Sole, nella bozza viene riportata la definizione di Provincia che «ha un presidente, eletto a suffragio universale dai cittadini dei Comuni che compongono il territorio provinciale, coadiuvato da una giunta da esso nominata. A coadiuvare il presidente c'è poi il Consiglio, avente poteri di indirizzo e controllo, eletto a suffragio universale».

Secondo il 'Sole24Ore', quindi, «il ritorno alle vecchie Province, con elezione diretta di 2.500 tra presidenti e consiglieri, è il piatto forte della proposta, insieme all’abolizione di 'ambiti ottimali (Ato) e degli altri enti e agenzie' che nel tempo hanno intercettato funzioni e risorse crescenti».

«Pur di andare contro alle scelte del nostro Governo, fanno risorgere le vecchie province. Dopo aver salvato il Cnel e il bicameralismo paritario, torna l'elezione diretta delle province. Questo è il Governo del cambiamento: diminuiscono i posti di lavoro, aumentano le poltrone», scrive il senatore del Pd, Matteo Renzi. «Litigano su Siri, legge di bilancio, Rai, Libia, immigrazione, Roma, litigano su tutto. C'è una cosa che però li mette sempre d'accordo: spartirsi le poltrone. Con ritorno alle #Province pronti 2500 nuovi incarichi», si legge nel post su Twitter il presidente dei senatori Pd Andrea Marcucci.

© RIPRODUZIONE RISERVATA