"Dance - Perché balliamo", la serie di docu Sky con il grande Akram Khan

"Dance - Perché balliamo", la serie di docu Sky con il grande Akram Khan
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Venerdì 26 Aprile 2019, 15:27 - Ultimo aggiornamento: 16:30

Su Sky Arte arriva "Dance – Perché balliamo", una nuova serie di documentari in onda dal 29 aprile (disponibile dalla stessa data integralmente su Sky On Demand) curata e presentata dall’artista, coreografo e ballerino di fama mondiale Akram Khan. Un’esplorazione approfondita e ravvicinata delle motivazioni e degli stimoli che da sempre fanno ballare la specie umana a ogni latitudine. Dance - Perché balliamo è produzione di Sky Arts Production Hub, realizzata da Magnolia – Banijay Group.
 

 

La serie in 5 episodi sarà disponibile su Sky Arte (canali 120 e 400) in contemporanea in 5 Paesi (Italia, Regno Unito, Irlanda, Germania e Austria), a partire dal 29 aprile, in occasione della Giornata Mondiale della Danza. Akram Khan guiderà i telespettatori in un viaggio che ripercorre gli stili di danza più dinamici, seducenti e influenti del nostro tempo, e traccerà i profili di quegli artisti capaci di rinnovare la forma d’arte della danza. Attraversando continenti e decenni, calcando pavimenti scadenti e prestigiose piste da ballo, negli spazi pubblici e sui grandi palcoscenici del mondo, l’artista inglese cercherà risposte alla domanda: Perché balliamo?
In ogni episodio ci saranno performance inedite, realizzate per l’occasione, e i contributi originali di alcuni tra i migliori coreografi di tutto il mondo. Dall’inglese Wayne McGregor all’americano Bill T. Jones; da Lin Hwai Min di Taiwan a Christian Spuck del Balletto di Zurigo; dal coreografo keniano Fernando Anuang’a all’indiana Aditi Mangaldas; dalla madre della danza africana contemporanea, l’artista franco-senegalese Germaine Acogny, alla performer di fama mondiale Eva Yerbabuena, fino ad arrivare  alla Candoco Dance Company, una delle più rivoluzionarie compagnie di danza al mondo che attraverso la collaborazione tra coreografi di fama internazionale e ballerini con disabilità ridefinisce i confini della danza. Gli stili esplorati spaziano dal mondo mistico e oscuro della danza Butoh giapponese al sensuale abbraccio del tango argentino; dal potere femminile del Bharatanatyam indiano al 'jookin', street dance originaria di Memphis (Stati Uniti) portata al successo internazionale dalla star Lil Buck.

Per l’acclamato coreografo anglo-bengalese Akram Khan, il corpo è già di per sé uno storyteller. In questo episodio, viaggiando tra India e Danimarca, il presentatore di “Dance – Perché Balliamo”? si chiederà cosa spinge ogni cultura in ogni epoca a raccontare il proprio vissuto attraverso la danza.In occidente la danza ha raccontato storie soprattutto attraverso il balletto classico. Christian Spuck, coreografo tedesco e direttore artistico del Balletto di Zurigo, ci invita nel suo studio per assistere alle prove della sua nuova versione de Lo Schiaccianoci, la più classica delle favole. Nel 2016 Spuck invitò Alexei Ratmansky – l’assoluto interprete del balletto classico russo – a riportare in vita l’originale versione de Il Lago dei Cigni, composta nel 1895. In un’intervista esclusiva, Alexei Ratmansky ci parlerà della sua personale ricerca delle origini e di come, grazie all’intuizione di Spuck, il balletto classico russo è tornato in vita. Le favole della tradizione classica si fondano tutte sull’espressività del corpo – raccontano atti di crudeltà e gentilezza, di fughe e di incarcerazioni. Questo lato oscuro è ciò che ha affascinato il coreografo franco-albanese Angelin Preljocaj, che ha composto la sua personale versione dark e freudiana di Biancaneve.
I colori di Delhi fanno da sfondo al nuovo lavoro di Aditi Mangaldas, coreografa Indiana del tradizionale Kathak, interessata al lato oscuro della mitologia Indiana. Il coreografo inglese Wayne MaGregor, invece, rivoluziona il concetto di storytelling in Tree of Codes, spettacolo che rimetterà in scena a Copenaghen apposta per noi.
La Danza non ha punti fermi – ci ricorda che facciamo tutti parte del genere umano in una costante conversazione fra noi e le storie che raccontiamo.

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