Morta giù dalle scale, la Procura chiede l'arresto del fidanzato: il gip dice no

I Ris nella casa dove è morta Maria Sestina
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Sabato 20 Aprile 2019, 00:16 - Ultimo aggiornamento: 18:38
Morta dopo una caduta dalla scale, la Procura di Viterbo chiede l'arresto di Andrea Landolfi Cudia. Il findanzato di Maria Sestina Arcuri, la giovane 25enne morta dopo un terribile impatto.

I magistrati di via Falcone e Borsellino hanno chiesto la misura cautelare in carcere. Un atto “dovuto” per l’accusa dopo che i periti hanno analizzato le ferite riportare dalla ragazza.

La notte del 4 febbraio scorso la 25enne è precipitata per i 17 scalini della casa dei nonni del fidanzato a Ronciglione. Dopo qualche ora è arrivata al pronto soccorso di Viterbo insieme al compagno Andrea Landolfi. Qui dopo un delicato intervento alla testa Maria Sestina è deceduta.

Dopo serrate indagini dei carabinieri della compagnia di Ronciglione, coordinati dal pm Franco Pacifici, il fidanzato è stato iscritto nel registro degli indagati con l’accusa di
omicidio volontario. 

Il fidanzato, ascoltato più volte dagli investigatori, ha sempre parlato di un incidente. Incidente che avrebbe coinvolto anche lui, finito in ospedale con Maria Sestina.
Una versione che non ha mai convinto gli inquirenti che hanno prima inviato gli specialisti del Ris nella casa alla ricerca di tracce e prove e poi a chiamare specialisti per una super perizia sulle ferite riportate dalla 25enne.

La misura cautelare però non è scattata. Il gip Francesco Rigato ha rigettato la richiesta della Procura. Ma le motivazioni dei magistrati sarebbero forti e precise tanto che ieri pomeriggio è stato depositato al Tribunale del Riesame di Roma un atto di appello avverso l’ordinanza di rigetto, nei confronti di Andrea Landolfi per omicidio.

La perizia che, secondo l’accusa, incastrerebbe il fidanzato
parla di una caduta dall’alto escludendo di fatto il rotolamento per le scale. Di parere completamente opposto il legale del ragazzo, avvocato Luca Cococcia: «Gli elementi indiziari non sono sufficienti – spiega – per una misura, bene fatto il gip a non emettere nessun provvedimento cautelare». 
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