Ranieri: «Un ko con l'Inter non cambierebbe nulla, ma il futuro dipende dal pass Champions»

Claudio Ranieri
di Gianluca Lengua
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Giovedì 18 Aprile 2019, 11:01 - Ultimo aggiornamento: 12:17

Claudio Ranieri carica l’ambiente in vista della gara di sabato contro l’Inter. Il tecnico non si fa intimorire da una possibile sconfitta: «Se ci fosse una battuta d’arresto non cambierebbe il nostro umore. Un risultato positivo potrebbe darci una spinta notevole. Dobbiamo essere pratici, dare emozioni ai tifosi lottando su ogni palla e mettendo il cuore su ogni intervento. Dobbiamo far capire che vogliamo vincere». Ecco le parole dell’allenatore a due giorni dalla partita a San Siro contro i nerazzurri. 

L’Inter. «Già mi fa effetto essere l’allenatore della Roma, poi essere a San Siro o in un altro stadio non cambierebbe nulla. Essere tifoso, allenare la tua squadra e giocare una partita contro l’Inter che lotta per entrare in Champions League ti rende orgoglioso ed è una bella sfida».

La guarigione della squadra. «Se ci fosse una battuta d’arresto non cambierebbe il nostro umore. Un risultato positivo potrebbe darci una spinta notevole. Far bene significherebbe molto, perdere non cambierebbe la nostra determinazione per arrivare al nostro obiettivo».
 



Nzonzi. «Ho visto tutti i ragazzi volitivi, tutte le mie considerazioni saranno messe a punto venerdì sera. Pellegrini ha un passo più rapido di Nzonzi, Steven è un punto di riferimento che fa giocare la palla con uno/due tocchi».

Spalletti a Milano. «Non valuto mai il lavoro dei colleghi, li stimo tutti, facciamo un lavoro bello e difficile. I fattori di successo o insuccesso sono figli di piccoli particolari».

Differenza tra Roma e Inter. «Dipende dal momento storico in cui si lavora sulle piazze. Io ho avuto poco tempo per conoscere Milano, ho avuto pochi mesi e la sfortuna di perdere Motta e Coutinho. Fin quando ci sono stati loro l’Inter si era ripresa, poi quando Motta è andato al PSG ci siamo spenti».

Dzeko e Schick insieme. «Io non ho cambiato idea contro l’Udinese, ma ho fatto il farmacista. Sapevo che De Rossi non aveva tutta la partita, per questo sono partito con le due punte lasciando fuori Pellegrini. L’Inter è una squadra che pressa e lotta, dovrò pensare a tutti i 90 minuti».

Zaniolo più al centro. «Nicolò non è nel suo momento migliore, credo che il suo miglior ruolo è da mezzala a tutto campo non dietro la punta. In questo momento ha 19 anni poi magari esploderà, io non lo vedo trequartista».

Profeti nella Roma. «Qui mi trovo bene, a me brillano gli occhi per due squadre: Roma e Cagliari. Ho cominciato la mia carriera da dilettante e loro mi hanno dato la possibilità di arrivare in Serie A. Non mi sento profeta in patria, sono un professionista che alcune volte ha auto delle possibilità di lavorare e altre volte sono arrivato in momenti storici non positivi. Ho pensato che fosse il mio carma perché dove sono andato erano sempre momenti particolari. E poi chissà cosa mi aspetterà domani». 

Le due vittorie consecutive. «Questo mese e mezzo ci ha portato a una conoscenza migliore. Sanno come ragiono. Per loro è più facile capire me che sono uno, io ci metto di più a capirli tutti. Le vittorie ci hanno dato convinzione, la partita a San Siro sarà importante in caso di vittoria. Se perderemo non cambierà tanto».

Conte. «Meno male che mi avete messo in mezzo tra gli allenatori del prossimo anno. Io non posso stabilire i programmi futuri devo portare la squadra più in alto possibile. Noi allenatori sappiamo le cose per ultimi, dipende da quello che vuole fare il presidente e quello che accadrà a fine campionato e una cosa è arrivare in Champions e l’altra è non arrivarci».

Il modulo. «Sto vedendo tutti bene, le mie considerazioni della sera prima della partita saranno quanto li vedo bene e quanto possono arrivare ai 90 minuti. Io non posso mettere in campo 4 giocatori che non hanno 90 minuti perché poi posso fare solo tre cambi». 

La costruzione di gioco. «Dobbiamo essere sempre giudiziosi, mi piace dare emozioni al tifoso con una squadra che gioca all’attacco.
Ditemi quante squadre iniziano da dietro e arrivano a fare gol. Io sono pratico, non voglio portare a rischiare i miei giocatori. Dobbiamo essere pratici, dare emozioni ai tifosi lottando su ogni palla e mettendo il cuore su ogni intervento. Dobbiamo far capire che vogliamo vincere».

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