A Palazzo Braschi ritornano gli scatti d'autore di "Commissione Roma"

A Palazzo Braschi ritornano gli scatti d'autore di "Commissione Roma"
di Nicolas Lozito
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Martedì 16 Aprile 2019, 23:15 - Ultimo aggiornamento: 17 Aprile, 06:15
Di fronte a queste fotografie il grande slogan “Roma come non l’avete mai vista”, tanto sfruttato e impropriamente usato in qualsiasi altra occasione, assume davvero significato. Siamo a Palazzo Braschi, sede del Museo di Roma con affaccio su Piazza Navona: tra le stanze dell’edificio apre oggi una nuova mostra: “Fotografi a Roma. Commissione Roma 2003-2017” (fino al 16 giugno, affiancando la mostra Roma nella camera oscura). Una retrospettiva dedicata ai sedici fotografi che dal 2003 al 2017 sono stati chiamati a raccontare la città con i loro occhi e i loro obiettivi.


 Martin Parr, TuttaRoma (2006): Parr si concentra sugli accessori dei turisti dalle telecamere ai ventagli

«Il progetto della Commissione Roma è stata un’esperienza unica al mondo per durata e obiettivi - spiega Marco Delogu, fotografo e curatore del progetto quando all’epoca era direttore del Festival delle fotografia della Capitale -. Ogni anno chiamavamo un fotografo diverso a interpretare la città: massima libertà, nessun paletto o imposizione tematica. Ora finalmente siamo riusciti a riunirle, sperando di poter consolidare la collezione e portarla nel mondo».


 Marco Delogu, Luce Attesa (2014​): Delogu usa una polaroid e la punta contro il sole che, sovraesposto, appare verde scuro.

Cento ritratti d’autore firmati dai più grandi della fotografia, acquisiti dall’archivio fotografico del Museo di Roma. Perché a leggere tutti i nomi degli autori esposti sembra di stare davanti a una formazione All Star. Il primo, in ordine cronologico, è stato il ceco Josef Koudelka, che aveva presentato delle immagini panoramiche larghe tre metri e alte uno. E arrivato poi Olivo Barbieri (2004) con le sue foto dall'elicottero che mostrano la città in miniatura. La qualità è salita di anno in anno: C’è il mitografe del contemporaneo Martin Parr (2006), che ritrae gli accessori tecnologici dei turisti. Oppure Paolo Pellegrin (2015) e il suo racconto di una famiglia rom della periferia. Ma anche le visioni oniriche di Paolo Ventura (2012), il Tevere mostrato da Gabriele Basilico (2008) o la sovrapposizione tra cartoline d'epoca e scatti moderni di Simon Roberts (2016). Le mani delle statue contrapposte a quelle di chi vive la città sono state i soggetti degli scatti della londinese Leonie Hampton (2017), mentre Alec Soth (2011) ha riproposto in immagini una poesia di Keats, mostrando un ragazzo chiuso in un abitacolo e immerso nei fumi dell’auto.

E poi lo stesso Delogu con i suoi scatti del 2014 che ribaltano l’idea della luce di Roma e ritrae la città al chiaro di luna oppure sovraesponendo il sole su una Polaroid fino a farlo diventare nero. 

Nessuna foto si ripete, nessuno scatto è stereotipo: una contrapposizione istantanea a tutti quegli scatti-cartolina che riempiono internet e i social network. Nonostante il progetto si sia interrotto nel 2017, c’è una forte attualità. In queste stanze c’è una Roma caleidoscopio racconta da 16 sguardi dei maestri. Fotografi che per un attimo salgono in cattedra e mostrano quello che noi non riusciamo a vedere. Una lezione di fotografia e una di viaggio consapevole. Imperdibile.


 Simon Roberts, New Vedute - Alternative Postcards from Rome (2016): Cartoline d'epoca sovrapposte a scatti contemporanei

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La foto della mostra in apertura è di Cecilia Fabiano/LaPresse
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