Per stimolare lo sviluppo della società è innanzitutto fondamentale investire nell’innovazione, che è il vero motore di crescita di un paese. L’Italia da sempre sa esprimere grandi idee ed eccellenze e dovrebbe decidere di sostenere di più i giovani innovatori italiani e di investire su di loro. Una scommessa che è a tutti gli effetti un modo – responsabile e concreto – di proteggere la voglia di crescere del Paese. Innovazione e tecnologia sono destinati a costituire sempre di più gli elementi di successo per Paesi e aziende: il travolgente cambiamento tecnologico, rappresentato dalla rivoluzione dell’informazione, ha letteralmente stravolto il panorama sociale ed economico negli ultimi trent’anni. La diffusione sempre più capillare della rete, con connessioni sempre più affidabili e potenti ha cambiato e sta cambiando il tessuto delle relazioni sociali e produttive in maniera drastica, sconvolgendo meccanismi e consuetudini sedimentate; il panorama delle aziende leader è sempre più dominato da chi ha saputo innovare e governare la rivoluzione tecnologica degli ultimi anni.
L’appuntamento del 17 aprile organizzato da Il Messaggero costituisce un approfondimento dedicato ad alcune delle tematiche “di punta” della rivoluzione tecnologica che stiamo vivendo attraverso la testimonianza di importanti protagonisti di: 5G, big data, servizi innovativi, capacità di governare processi e tecnologie con e per l’uomo, sono alcuni dei punti che verranno toccati.
Nell’anno in cui si celebrano i 500 anni della morte di Leonardo da Vinci è giusto pensare non solo a ciò che il Genio toscano ha rappresentato per il suo tempo e alla spinta rivoluzionaria che ha impresso alla cultura moderna, ma insieme e soprattutto alla sua eredità scientifica e artistica. La sua immensa curiosità, assieme alla capacità sperimentale e pratica, lo ha portato ad analizzare gli elementi della terra e della vita, studiando e cercando soluzioni spesso avveniristiche in molti ambiti.
Leonardo appartiene alla cultura mondiale, ma certamente il genius loci italico ha influito sulla sua formazione e su quanti ne seguono lo spirito, gli inventori e gli innovatori italiani. Il programma cognitivo fondamentale del cervello – scrivono David Eagleman e Anthony Brand ne “La specie creativa” - dà vita a tutto ciò che abbiamo intorno: lampioni, nazioni, sinfonie, leggi, sonetti, braccia artificiali, smartphone, ventilatori da soffitto, grattacieli, stivali, aquiloni, computer portatili, bottiglie di ketchup, automobili senza conducente. È questo software mentale a generare il domani, in forma di cemento autoriparante, edifici dinamici, violini in fibra di carbonio, automobili biodegradabili e nano navicelle spaziali, e a rielaborare senza sosta il futuro. Proprio come i complessi software per computer che agiscono silenziosamente in mezzo ai circuiti dei laptop, la nostra capacità inventiva di solito funziona in sottofondo, al di fuori della nostra consapevolezza diretta. Una cosa sola ci permette di affrontare questi cambiamenti tanto rapidi: la flessibilità cognitiva. Facciamo nostre le materie prime dell’esperienza e le manipoliamo per produrre qualcosa di nuovo.
Grazie alla nostra capacità di spingerci oltre i fatti appresi, apriamo gli occhi sul mondo che abbiamo intorno ma immaginiamo anche altri mondi possibili. Apprendiamo fatti e generiamo fantasie. Padroneggiamo ciò che è e immaginiamo ciò che potrebbe essere. Per prosperare in un mondo che cambia costantemente dobbiamo comprendere che cosa accade nella nostra testa quando inventiamo. Portando alla luce strumenti e strategie che guidano la creazione di nuove idee, possiamo concentrarci sui decenni che verranno invece che su quelli che ci hanno preceduto. Così come avveniva sommamente nella mente di Leonardo.
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