A rivolgersi ai tribunali americani era stato il commissario straordinario di Parmalat Enrico Bondi, arrivato alla guida della società dopo il crac. Bondi aveva chiesto ai giudici statunitensi di condannare Citibank a pagare 1,8 miliardi di euro di danni «per aver agevolato il dissesto del gruppo mediante operazioni finanziarie illecite». Citibank aveva reagito chiedendo e ottenendo dalla corte Usa la condanna di Parmalat per «gli stessi illeciti». Una tesi accolta dalla corte del New Jersey che aveva poi fissato in 431,3 milioni di dollari l'entità del risarcimento, poi confermato nel 2014 dalla Corte d'Appello di Bologna. Ora la Cassazione ha respinto tutti i nove motivi di appello presentati da Parmalat definendoli «infondati» o «inammisibili» e costringendo la società a risarcire la banca americana.
Citibank si è detta soddisfatta «che la Corte di Cassazione abbia riconosciuto integralmente la pretesa» avanzata nei confronti di Parmalat e «auspica» ora che la società di Collecchio «dia volontariamente esecuzione alla decisione» della Suprema Corte, «emettendo e assegnando le azioni». L'istituto mericano ricorda infatti come il concordato di Parmalat fatto nel 2005 dopo la bancarotta preveda la soddisfazione del credito attraverso l'assegnazione di azioni del gruppo alimentare. In sostanza Citibank, che nel giudizio è stata assistita da una squadra di legali esterni guidata da Fabio Guastadisegni dello Studio Clifford Chance, si troverà quindi ad avere una quota intorno al 15% dell'azienda di Collecchio, che però dal mese scorso non è più quotata a Piazza Affari per decisione dell'azionista francese. La banca americana, con un altro procedimento davanti al Tar, aveva provato a impedire il ritiro del gruppo alimentare dal listino, proprio per evitare di ritrovarsi in mano, come poi è avvenuto, azioni difficilmente liquidabili. Ma i giudici amministrativi in quel caso non avevano accolto le tesi dell'istituto. Resta da vedere se, una volta entrata in possesso dei titoli, la banca americana avvierà una trattativa con la famiglia Besnier - che per comprare Parmalat ha già sborsato circa 4 miliardi - per monetizzare la sua quota di azioni.
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