Parmalat perde in Cassazione, Citibank vince causa milionaria

Parmalat perde in Cassazione, Citibank vince causa milionaria
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Lunedì 15 Aprile 2019, 17:30 - Ultimo aggiornamento: 16 Aprile, 12:22
Brutte notizie per Lactalis, la multinazionale del latte del francese Emmanuel Besnier che controlla Parmalat, il più grande gruppo alimentare italiano, scalata costata circa quattro miliardi di euro. La società di Collecchio, travolta dal crac del 2003, ha infatti perso in Cassazione la causa contro la banca americana Citibank del valore di 431 milioni di dollari Usa, pari a circa 347 milioni di euro.

La debacle giudiziaria, per effetto di un accordo precedente potrebbe finire per mettere in mano alla banca americana molte, ma molte, azioni Parmalat. Per la Cassazione, merita piena legittimità la sentenza emessa dalla Superior Court del New Jersey il 27 ottobre 2008. I supremi giudici, con verdetto appena depositato e relativo all'udienza dello scorso 12 febbraio, hanno respinto il ricorso di Parmalat contro la pronuncia della Corte di Appello di Bologna che il 29 agosto 2014 aveva dichiarato «efficace» in Italia la sentenza del giudice Harris del New Jersey sul diritto della banca ad essere risarcita.

«Per tutti i dieci anni del giudizio - sottolinea un comunicato di Citibank - Citi ha sempre avuto fiducia nel sistema giudiziario italiano ed è lieta che la Corte di Cassazione abbia riconosciuto integralmente la pretesa di Citi». Subito la banca americana chiede l'incasso in azioni del verdetto favorevole. «Considerato che la decisione della Suprema Corte è definitiva ed esecutiva e soddisfa tutte le condizioni cui il Concordato di Parmalat del 2005 subordina l'emissione di azioni secondo il meccanismo di cosiddetto 'debt-for-equity', - prosegue il comunicato della banca - Citi auspica che Parmalat adesso dia volontariamente esecuzione alla decisione della Corte di Cassazione, emettendo e assegnando a Citi le azioni Parmalat cui Citi ha ora diritto».

Parmalat per ora non replica. Alla giustizia Usa si era rivolto il Commissario straordinario di Parmalat Enrico Bondi - dopo il default e la fine della gestione truffaldina di Calisto Tanzi - per chiedere la condanna di Citibank a pagare due miliardi di euro di danni «per aver agevolato il dissesto del gruppo mediante operazioni finanziarie illecite», ma Citibank aveva reagito ottenendo la condanna di Collecchio per «gli stessi illeciti». Ad avviso della Cassazione, che ha respinto le tesi dei legali di Parmalat, è da escludere che solo il procedimento di accertamento dello stato passivo costituisca «l'unica modalità consentita per accertare eventuali ragioni di credito ammesse ad una procedura concorsuale» e che ci sia «un principio interno di ordine pubblico ostativo al riconoscimento della sentenza straniera che accerti siffatto credito».

Per gli 'ermellinì, è escluso anche che «l'Unione europea sia portatrice di principi irrinunciabili che impongano a tutela della 'par condicio creditorum', necessariamente, l'accertamento dei crediti in sede concorsuale». È la prima volta che la Cassazione affronta e risolve questo tema di «assoluta novità e rilevanza» che tiene conto del fattore 'economia globalè.
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