Lazio, sempre i soliti errori da imputare

Lazio, sempre i soliti errori da imputare
di Alberto Abbate
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Lunedì 15 Aprile 2019, 07:30
A «Storia di una morte annunciata». L’attacco lo fa Tare, ma non può essere solo legato – come vorrebbe lui – al fattore arbitrale. Perché, è vero, la direzione dell’internazionale Rocchi è discutibile, ma il diesse e Lotito non possono anche stavolta nascondere dietro gli errori altrui le proprie colpe. L’anno scorso i biancocelesti sono stati letteralmente scippati, sabato sera hanno gettato di nuovo al vento punti. Ora sono esattamente 14 negli ultimi 20 minuti, stavolta la follia è toccata a Durmisi. In Europa e a Ferrara era stato Patric. Ma chi li ha comprati questi giocatori? E Berisha? Anche Inzaghi a volte sbaglia, ma continua a fare i conti con una panchina corta e i soliti limiti. Mancano alternative e qualità sulle fasce per avere diverse soluzioni di gioco davanti, mancano i gol degli attaccanti. Sono stati ceduti Felipe e Nani, ma solo uno li ha sostituiti: Correa non ha segnato nemmeno stavolta, è uscito dolorante a inizio ripresa. Immobile su azione non si sblocca e Caicedo contro il Milan non ha mai visto la porta. Milinkovic e Luis Alberto ormai sono arretrati in mediana. Ma non si sapeva dall’inizio che era striminzita la coperta? Era scontato che Ciro ripetesse l’ultima stagione e raccogliesse dozzine di reti per la quarta volta? 
INCUBO
Nell’ultimo mese la Lazio sembrava resuscitata. E’ tornata dalla sosta e contro l’Inter ha centrato a San Siro l’impresa. Poi però, come dopo la sfida del 31 marzo in Coppa Italia, si è sentita la fatica e la squadra ha fallito subito contro il muro creato dalla Spal a Ferrara. Al primo intoppo, è iniziata la denuncia alla terna per un “no” (diffidato e spaventato dal giallo ingiusto) di Cionek a un rigore che comunque c’era. Col Sassuolo è stato concesso grazie al Var il penalty trasformato da Immobile, ma la Lazio è riuscita a distruggere il vantaggio con due gol incassati in contropiede. Così in settimana è partita la denuncia preventiva biancoceleste dalla radio ufficiale: «Vogliono mandare le milanesi in Champions», le parole del responsabile della comunicazione, Diaconale. Guarda caso, riprese subito dopo il match contro i rossoneri da Tare: «E’ successo quello che temevamo potesse accadere». E’ accaduto che Rocchi in effetti ha sbagliato sul rigore d’Acerbi, ma poi il Var lo ha corretto e quindi non ha fatto danni. 
MANI AVANTI
C’è poco da dire sull’irruenza su Musacchio di Durmisi. Invece sul contatto Rodriguez-Milinkovic (c’è il tocco del rossonero, ma il pallone resta a pochi centimetri dal serbo) restano molti dubbi, così come sul giallo a Luis Alberto che era fra i diffidati: «Col fischietto migliore d’Italia evidentemente siamo un po’ sfortunati, guardando anche Lazio-Inter o Milan-Lazio dell’anno scorso dove non ha visto al Var il gol di Cutrone. La Lazio ha perso la Champions per un punto – ha chiosato Tare - e siamo in debito dall’anno scorso con gli episodi». Quando i torti erano veri e conclamati, quest’anno l’impressione è che il diesse e la società stiano buttando le mani avanti. E invece di riuscire nella missione di spingere la squadra verso il quarto posto, si stiano creando l’alibi finale in caso di mancato accesso in Champions. Stavolta no, non si può veicolare questo messaggio, perché oltretutto sabato sarebbe servito a poco anche il pareggio. Ma la verità è che nessuno se la prenderà con la dirigenza se sembrerà vittima dell’ennesima ingiustizia. Mica soprattutto colpevole (anche a gennaio) di recidiva. 
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