Roma, Dzeko e l’insostituibile pesantezza dell’essere più leader che bomber

Foto Mancini
di Alessandro Angeloni
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Lunedì 15 Aprile 2019, 09:30 - Ultimo aggiornamento: 12:30
Forse nemmeno Edin immaginava di avere certe doti: non tanto quelle di bomber, apprezzabilissime comunque in ogni campionato che lo ha visto protagonista, ma quelle da leader. Leader, una parola che nella Roma sta via via scomparendo. Chi possiede questo ruolo naturale ora sono De Rossi, non più sostenuto da una credibilità fisica, figlia di mille battaglie ad altissimi livelli e, appunto, Dzeko. Su Daniele, almeno per un altro anno, ci si potrà contare, su Edin, a quanto pare, no. Costa troppo. E’ vero. Ma quel che dà costa, non è gratis. Il problema è l’età, dicono. Trentatre anni, non pochi, ma nemmeno troppi, specie se in giro ci sono ancora grandi club che pensano a lui per l’immediato futuro. Vederlo con la maglia dell’Inter, ad esempio, non sarebbe proprio il massimo. Dzeko quest’anno ha dato poco sotto l’aspetto del gol: 8 in campionato e cinque in Champions. Pochi se pensiamo a uno come lui, tanti se li rapportiamo a chi, non solo nella Roma, è stato strapagato e viene aspettato come Godot.
INNAMORATI PAZZI
Ciò che Dzeko dà è negli occhi degli allenatori, che mai hanno rinunciato a lui, tranne Spalletti, che solo per qualche mese aveva scelto di giocare con il falso nove. Dzeko è semplicemente un calciatore di spessore e la Roma ne ha bisogno, anche ora che ha trentatré anni. E forse ne avrebbe bisogno anche l’anno prossimo. Uno come lui è difficile da sostituire, ripetiamo, non per il numero di reti ma per quel che rappresenta dentro il gruppo. Ad esempio, Belotti magari segnerà di più, ma non ha quel carisma, quell’internazionalità. Chi ce l’ha, costa tanto. Appunto. Quest’anno Edin ha mostrato il peggio di sé da un punto di vista caratteriale: non è accettabile la sceneggiata (simulazione) di Oporto per la non testata di Pepe, sono al limite le alzate di testa di Frosinone e di Ferrara, quest’ultima culminata con la litigata negli spogliatoi con El Shaarawy, che tra l’altro è il suo compagno d’attacco preferito. La leggenda narra che alla sua sinistra, Edin voglia Stephan e pochi altri. Tutti episodi squalificanti, ma funzionali al ruolo che si è ritagliato nel tempo all’interno dello spogliatoio. Dal troppo buono ad arrogante. Ecco, magari una via di mezzo... E comunque Dzeko, si dice, non ha mai segnato tanto. No, solo 85 reti con il Wolfsburg, solo 72 con il Manchester City e fino a ora solo 86 gol con la maglia della Roma. Per non parlare poi delle reti, 55, messe a segno con la sua Nazionale. A Roma sono stati amati di più centravanti che hanno segnato meno (Voeller, Rizzitelli, per citare due grandi idoli della curva), e questo è comprensibile, perché l’innamoramento non dipende dal numero di gol. Ma credere che Dzeko sia da buttare, forse no. Sarebbe opportuno pensarci con calma.
 
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