Nigeria, libero l'imprenditore italiano Sergio Favalli: blitz guidato dall'uomo che incastrò Cesare Battisti

Nigeria, Sergio Favalli liberato dai servizi segreti italiani: stasera il rientro
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Giovedì 11 Aprile 2019, 11:30 - Ultimo aggiornamento: 21:22
È libero Sergio Favalli, l'imprenditore originario di Cuneo ma da tempo residente in Nigeria sequestrato 13 giorni fa lungo la strada da Abuja e Kaduna. Favalli è arrivato in serata all'aeroporto romano di Ciampino. Ad accoglierlo c'erano funzionari dell'unità di crisi della Farnesina, fra cui il loro capo Stefano Verrecchia.

Un rapimento, quello del 62enne sposato con una nigeriana, che è stato tenuto segreto e che si è risolto grazie al lavoro degli 007 dell'Aise, l'intelligence esterna, che in questi giorni ha operato in silenzio e che oggi incassa i complimenti del vicepremier Di Maio e del ministro della Difesa Elisabetta Trenta: «un altro connazionale a casa, grazie per la vostra professionalità e il vostro agire preciso e puntuale». «Il nostro connazionale Sergio Favalli, rapito in Nigeria il 30 marzo scorso, sta rientrando in Italia». Lo ha annunciato in un tweet, nel pomeriggio, il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, che rivolge «un ringraziamento speciale ai nostri servizi di intelligence, in particolare all'Aise, per il fondamentale lavoro svolto che ha portato a questo brillante risultato».

 


Favalli è stato sequestrato il 30 marzo scorso: una banda di criminali locali ha bloccato il taxi su cui stava viaggiando per tornare a casa a Kaduna, una città di un milione e mezzo di abitanti dove vivono diversi inglesi e italiani e dove risiedeva da diverso tempo. Un'area non troppo distante da quella dove il 12 ottobre del 2017 fu rapito don Maurizio Pallù, il sacerdote 65enne di origini fiorentine missionario del Cammino neocatecumenale. Anche il prete era a bordo di un'auto che fu bloccata da una banda di sequestratori spuntati dalla foresta e il suo sequestro durò meno di una settimana.

A Kaduna Favalli era arrivato come impiegato di una ditta ma negli anni aveva poi avviato una serie di attività in diversi settori, dall'edilizia alla lavorazione di serramenti. Senza mai avere, secondo quanto è stato possibile ricostruire, particolari problemi. Quando hanno bloccato il taxi, i sequestratori - un gruppo che non aveva nulla a che fare con l'estremismo islamico ma ha agito solo per fini economici - ha sequestrato anche l'autista. L'allarme è scattato dopo poche ore. Favalli non è rientrato a casa e la moglie ha chiamato immediatamente un italiano amico della coppia che, a sua volta, si è messo in contatto con l'ambasciata ad Abuja.

Il protocollo previsto in questi casi si è attivato e ha coinvolto la procura di Roma, il Ros dei Carabinieri, gli uomini dell'Aise e l'unità di crisi della Farnesina che, raccordandosi con l'intelligence e la stessa ambasciata d'Italia, ha mantenuto costantemente i contatti con i familiari di Fanelli. Tutti hanno lavorato nel silenzio più assoluto e in stretto contatto con gli 007 dei paesi alleati che operano nel paese e soprattutto con l'intelligence nigeriana.

E proprio questa collaborazione, che viene definita da chi ha operato in questi giorni «molto buona», ha portato al blitz che è scattato questa mattina alle 6 da parte delle forze speciali nigeriane e degli uomini della nostra intelligence. Un'azione che ha portato anche alla liberazione dell'autista dell'imprenditore. Fanelli sarà già stasera in Italia e nelle prossime ore sarà sentito dal pm di Roma Sergio Colaiocco, che ha aperto un fascicolo per sequestro di persona con finalità di terrorismo.

Sarà quella l'occasione per ricostruire tutte le fasi del sequestro, capire se qualcuno possa aver 'venduto' l'imprenditore e approfondire se sia stato pagato o meno un riscatto da parte dell'Italia. Quello che al momento è certo è che si tratta comunque di un successo per l'Aise, il terzo negli ultimi mesi per il servizio guidato dal generale Luciano Carta, dopo la liberazione in Siria di Sergio Zanotti, sequestrato 3 anni fa, e il ruolo fondamentale svolto dagli 007 dell'Agenzia nell'operazione che ha portato, dopo 37 anni di latitanza, all'arresto di Cesare Battisti in Bolivia.
 
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