Torre Maura, il sottosegretario Tofalo: «Ok i militari in periferia, un faro contro il degrado»

Il sottosegretario Tofalo: «Ok i militari in periferia, un faro contro il degrado»
di Simone Canettieri
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Domenica 7 Aprile 2019, 00:32 - Ultimo aggiornamento: 08:40

dal nostro inviato 
IVREA «L’idea di accendere un faro nella notte delle nostre periferie è giusta. Ci chiamiamo Difesa proprio per questo ma, e questo tengo a sottolinearlo con forza, non bisogna snaturare il ruolo dei nostri militari». Angelo Tofalo, sottosegretario alla Difesa, è il delegato per il ministro Trenta per l’operazione Strade sicure. Arriva qui al Sum per “godersi” i panel sull’intelligenza artificiale, materia centrale anche nel suo ambito di governo. I suoi colleghi di Movimento lo vedono e c’è chi scherza: eccolo, Angelo, oggi è in borghese. Per sottolineare cioè la passione del sottosegretario per divise e mimetiche, spesso oggetto di video e foto. Con tanto di polemiche al seguito. 

L’esponente del M5S conferma il piano dell’esecutivo, sponda grillina, di incrementare l’operazione anche nei quartieri a rischio delle metropoli italiane. Dove la mancata percezione della sicurezza contribuisce ad aumentare il senso di degrado che poi innesca la rabbia sociale.

Una guerra tra poveri. «Già», dice Tofalo pensando al caso di Torre Maura, una delle tante polveriere che si trovano nella pancia del Paese, una bomba sociale pronta a brillare.

Sottosegretario, allora è un’operazione giusta quella di allargare Strade sicure anche alle periferie problematiche?
«E’ un piano che ha la sua logica perché parte proprio dalla difesa dei quartieri rispetto a fenomeni di micro-criminalità e delinquenza. Certo, un piano del genere per essere attuato non può vedere la luce così su due piedi. Prima, con il ministro Trenta, ci metteremo seduti intorno al tavolo con lo Stato Maggiore. Il potere di firma su Strade sicure è la mia. E sono a favore di questa opzione. Ma attenzione».

A cosa?
«Secondo me non bisogna snaturare il ruolo dell’Esercito e dunque non mortificare le attività dei nostri militari. Mi spiego meglio: ultimamente è in voga l’abitudine di tirare in ballo l’esercito per qualsiasi situazione. E questo non va bene».

A cosa si riferisce?
«E’ una tendenza. Non si può pensare che per i rifiuti o per le strade di Roma si possa dire: chiamiamo l’esercito».

Si riferisce alla possibilità che il Genio militare possa occuparsi delle malandate strade della Capitale?
«Sì, far passare il Genio militare, ovvero una grande eccellenza, come una squadra di tappabuche è ovviamente sbagliato».

Ma è stato il governo di cui lei fa parte a promuovere questa noma nell’ultima finanziaria.
«Fu una richiesta di Roma, cioè del Campidoglio. Il Comune spinse molto per aprire a questa soluzione».

E la Difesa non la prese benissimo, ormai è noto. Ma a proposito il progetto che fine ha fatto?
«Che io sappia è totalmente fermo. Non se n’è più parlato, né ci sono stati tavoli tecnici o riunioni. Non so se alla fine si farà».

Discorso diverso sono i militari nelle periferie.
«Esatto, lo ripeto: l’idea di accendere un faro nella notte dove ci sono situazioni di pericolo, dove i nostri concittadini chiedono aiuto è giusto. Ma è un piano totalmente diverso rispetto ad altre mansioni per cui le forze armate vengono spesso tirate in ballo. Ecco perché, secondo me, non si può snaturare il ruolo dell’esercito».
 

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