Il Papa: «Gli arresti? Vado lo stesso». E con l'M5s spunta l'asse sui migranti

Il Papa: «Gli arresti? Vado lo stesso». E con l'M5s spunta l'asse sui migranti
di Simone Canettieri e Franca Giansoldati
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Mercoledì 27 Marzo 2019, 08:05 - Ultimo aggiornamento: 14:12

«Per noi è stata una manosanta». Il Papa se n’è appena andato dal Campidoglio e lo staff di Virginia Raggi si gode l’estasi dell’operazione mediatica «perfetta». Il cerimoniale non ha avuto sbavature, la sindaca si è concessa un commento con i dipendenti capitolini («Una dose di energia in un momento difficile») e soprattutto i due discorsi pubblici, pronunciati in Aula dal pontefice e dall’esponente grillina, si sono presi permano. Con Francesco che recla-ma i poteri per Roma e Virginia che parla di accoglienza. In ung iorno normale sembrerebbero quasi concetti invertiti. Segno di una sintonia personale e, in un certo senso, politica, tra il vescovo di Roma e la prima cittadina dell’Urbe nonché esponente di spicco del M5S, al momento unico vero canale privilegiato Oltretevere di Francesco soprattutto sul tema dell’accoglienza ai migranti.

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Non proprio il massimo del repertorio dell’altro leader dell’esecutivo, Matteo Salvini. Non è un mistero d’altronde illegame tra i vertici pentastellati e il Vaticano su una serie di argomenti: a partire dalla chiusura domenicale dei negozi. A mandare segnali importanti è stato il vicepremier Di Maio che, nel silenzio dell’ufficialità, lo scorso febbraio ha incontrato il cardinale Pietro Parolin. Il leader aveva già avuto modo di conoscere il Segretario di Stato due anni fa quando, per una coincidenza temporale, entrambi si trovavano a Washington. In quell’occasione fu fondamentale il ruolo, tuttora molto attivo, del sottosegretario alla presidenza del Consiglio Vincenzo Spadafora. Ieri Raggi ha offerto a Francesco un infuso con le foglie di Mate e una crostata alla mela cotogna. Poi gli ha presentato il marito, Andrea Severini, e il figlio Matteo. Poi, negli uffici della grillina, è andato in onda un incontro riservato durato circa 15 minuti. A scivolare in secondo piano, il dossier Imu alla Chiesa. Si sarebbe parlato invece di ambiente e di aiuti della Capitale a poveri e senzatetto.

I RAPPORTI
Nei confronti di Raggi, Francesco nutre un atteggiamento quasi paterno, vede in lei una persona fondamentalmente onesta, disarmata e indifesa.Una lettura che forse non convince un vecchio monsignore di curia che aggiunge, con una punta di malizia, una annotazione curiosa, in chiave psicanalitica, e cioè che per certi versi che lui si identifica in lei. na specie di transfert perché vede in quel profluvio di critiche una situazione analoga a quella del suo pontificato.Lasciando Freud da parte, il Papa una volta inserito l’appuntamento ha dato disposizioni per preparare ogni dettaglio per l’evento senza mai arretrare, nemmeno di fronte agli arresti per corruzione. Qualcuno gli avrebbe fatto notare che si poteva far slittare di un po’ l’appuntamento, aspettando periodi migliori, ma Francesco non ha avuto dubbi. Andate avanti. A confortarlo in questo cammino c’è stato il vicario di Roma, Angelo De Donatis, il cardinale al quale la sindaca Raggi ha tributato un grande riconoscimento: «Egli manifesta in ogni ccasione grandi capacità di navigatore» .Effettivamente l’impronta pastorale del cardinale unita al buon rapporto umano che si è cementato tra la sindaca e il Papa ha portato asciogliere la diffidenza dei Cinque Stelle.

I PRECEDENTI Difficile dimenticare quando, alla vigilia del giubileo della Misericordia, chiedevano alla Santa Sede trasparenza o quando faticavano a riprendere il modus operandi di collaborazion efluida che c’è sempre stato tra i lCampidoglio e il Vicariato per agevolare le attività parrocchiali, sbrigare le pratiche di tante congregazioni e oratori, sostenere il lavoro capillare della rete della carità. Un metodo fluido che si concretizzava nei tavoli di concertazione che si riunivano una volta al mese, iniziati con l’allora sindaco Veltroni e proseguiti fino all’arrivo dei grillini a Roma, quando per diffidenza e timore, il percorsosi era interrotto. Ieri l’apice di questo feeling ormai solido e per certi versi quasi storico. Che in Campidoglio è stato visto anche in chiave anti-Salvini: «Avete letto tra le sfumature la sintonia tra noi e il Papa sui temi sociali? Cosa diranno i leghisti?», rimarcavano dallo staff della pentastellata. Una mano santa, appunto, visti i tempi che corrono.

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