Roma, chiedeva soldi per accelerare trasferimento: poliziotto ai domiciliari

Roma, chiedeva soldi per accelerare trasferimento: poliziotto ai domiciliari
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Martedì 26 Marzo 2019, 11:51
Ottocento euro: tanto chiedeva per accelerare la pratica di trasferimento di un agente di polizia dalla questura di Genova a quella di Palermo. Con l'accusa di traffico di influenze è finito ai domiciliari un poliziotto di 46 anni in servizio all'ufficio trasferimenti del Dipartimento di Sicurezza del ministero dell'Interno.  L'uomo, lo scorso agosto, è stato contattato dal cugino di un collega che chiedeva di essere trasferito da Genova a Palermo dove vivono sua moglie e sua figlia. Carmine, così si faceva chiamare, chiama l'agente dicendogli che «il suo trasferimento non sarebbe avvenuto prima di tre anni» e quindi «gli prospettava un aiuto per velocizzare la cosa dando rassicurazioni che così il trasferimento sarebbe avvenuto tra marzo e luglio» di quest'anno.

«Ma per evitare di dover aspettare tre anni - si legge nell'ordinanza firmata dal gip Giulia Proto - avrebbe dovuto fare un regalo a una persona a lui nota, di circa 800 euro». «Senti, quello che ti dico deve rimanere fra me e te - si legge in un'intercettazione -  (…) allora io sono stato avvicinato diciamo da chi di dovere che ha preso la situazione tua». «Sai io ho aiutato altre tre o quattro persone in tal senso e…soltanto che bisogna fare un regalo, e il tutto poi lo otterrai tra marzo e luglio del prossimo anno, io faccio da garanzia, tu mi devi dire se la cosa ti può interessare perché sennò io neanche vado avanti».
In realtà, hanno scoperto gli inquirenti, non c'era  nessuno che doveva interessarsi a quella pratica, e l'agente finito ai domiciliari vantava e millantava conoscenze inesistenti e favori che non poteva fare. Dopo questa telefonata però il poliziotto decide di andare a denunciare tutto in questura a Roma. Nel corso delle indagini sono emersi altri casi simili in cui l'agente aveva chiesto 500 euro (accordandosi per la metà) a un'altra persona per favorire una pratica ed era in contatto con un militare dell'Esercito che chiedeva di essere trasferito a Roma. 
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