Rami: «Voglio la cittadinanza». Ma Salvini: «Ad oggi nessun elemento»

Rami replica a Salvini: «Voglio diventare italiano, se fossimo morti tutti cosa avrebbe detto?»
di Elena Panarella
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Lunedì 25 Marzo 2019, 19:06 - Ultimo aggiornamento: 26 Marzo, 15:11

«Il momento più brutto è stato quando quell’uomo mi è passato accanto con il coltello in mano e mi guardava con gli occhi sbarrati. Non ho avuto paura, perché pensavo di essere già morto», così Rami Shehata, premiato ieri dall’ambasciatore d’Egitto a Roma, Hisham Badr, ricorda la vicenda che lo ha visto protagonista del salvataggio dei 51 bambini a San Donato Milanese. È stato lui il 20 marzo scorso ad allertare le forze dell’ordine mentre si trovava a bordo del pullman sequestrato e poi dato alle fiamme dal senegalese Oyssenou Sy.

«Ho detto ai miei compagni di alzarsi in piedi e di far confusione così ho potuto chiamare il 112 e raccontargli tutto». È stato accolto come un eroe dai tanti egiziani presenti alla cerimonia di consegna del certificato d’onore nella sede diplomatica di via Salaria, nella splendida cornice di Villa Ada. C’erano i rappresentanti in Italia della chiesa Copta Thaoufilos el Soriani e Ywahanna el Antoni e l’imam della Grande Moschea, Salah Ramadanal Sayed, la direttrice dell’Accademia d’Egitto, Gihane Zaki, il presidente della comunità egiziana a Roma, lo scrittore arabo Ali Maklad e altre autorità.  
 


Appena Rami ha varcato la soglia è stato avvolto dalla bandiera egiziana che non si è mai tolto dalle spalle. Per l’occasione l’ambasciatore ha fatto venire Hossam Hosny un cantante dell’Accademia d’Egitto che ha intonato una canzone tradizionale e una gigantesca torta che portava il suo nome. «Io voglio diventare italiano, sono nato qua. Se non mi danno la cittadinanza la prenderò quando avrò 18 anni - ha poi detto il 13enne - Ma la vorrei ora, avrebbe tutto un altro senso. Volevo vedere cosa sarebbe successo a Salvini se fossimo tutti morti. Se in tanti lo ringraziano oggi è anche merito mio».

E poi con il suo accento milanese ha aggiunto: «Il ministro Salvini all’inizio aveva detto sì, poi no. Di Maio vuole darmela ora aspetto e vedo cosa accade. Certo vorrei che anche gli altri ragazzi che erano su quel pullman la ottenessero, ma non sono io a decidere. Anche se siamo ragazzini, quel giorno ci ha cambiato molto. Non ho avuto paura, ma grazie ai carabinieri che sono accorsi siamo riusciti a salvarci tutti». L’ambasciatore Badr ha sottolineato «se siamo qui oggi tutti insieme lo dobbiamo a Dio e a Rami: se non fosse stato per il suo intervento, oggi avremmo 51 morti da piangere». E ha poi aggiunto come l’Egitto sia «in prima fila» nella lotta contro il terrorismo.

«Il presidente al-Sisi dice sempre che il nostro Paese è in prima linea nella lotta mondiale contro il terrorismo: anche Rami è stato in prima linea nella lotta al terrorismo, incarnando i valori di coraggio e generosità dell’Egitto. Nonostante la sua giovane età, si è comportato da uomo ed è già entrato nella storia del paese». «Lo ringrazio a nome del governo egiziano e ringrazio anche il governo italiano - ha concluso il diplomatico - e in particolare i ministri Salvini e Di Maio».

Durante la cerimonia, Rami ha ripercorso quei terribili momenti vissuti durante il sequestro del bus e lo ha fatto prima in perfetto arabo e poi in italiano. «Il momento più bello è stato quando siamo usciti tutti in salvo», e ha raccontato che l’autista del bus si giustificava dicendo che lo faceva per tutti i morti nel Mediterraneo. «Mi è anche dispiaciuto per lui, perché alla fine l’ha fatto per vendicarsi, ma non è servito niente. Poteva fare una strage». E senza mai stancarsi di ripeterlo ha detto che da grande vuole fare il carabiniere. «Volevo farlo già da prima, ma dopo quello che è successo la passione è aumentata e lo voglio ancora di più».

Ma una sfilza di precedenti penali di uno «stretto familiare» di Ramy, il tredicenne «eroe» di san Donato Milanese, sarebbero l'ostacolo all'ottenimento della cittadinanza: che, a questo punto, potrebbe essere concessa a lui, ma non al suo nucleo familiare. È l'ultimo sviluppo della querelle che - a quasi una settimana dal fallito attacco al bus grazie all'allarme dato dal ragazzino - contrappone i due vicepremier Matteo Salvini e Luigi di Maio, che sulla decisione di concedere al giovane egiziano la cittadinanza hanno deciso di giocare un round della partita politica in vista delle Europee.Intanto, sempre ieri, il ministro dell’Interno Salvini ha spiegato che intende incontrare Rami e la sua famiglia, ma a telecamere spente.

«Stiamo facendo tutti gli approfondimenti del caso - ha detto -, ovviamente non su un ragazzino di 13 anni su cui c’è poco da approfondire, ma su altro che riguarda la concessione della cittadinanza. Se non ci saranno i problemi che qualcuno ha prospettato, sarò la persona più felice del mondo». Il suo riferimento è, appunto, a uno stretto parente del ragazzino che ha avuto più di un problema con la giustizia. La circostanza starebbe orientando il Viminale ad attribuire la cittadinanza solo a Ramy e non al resto dei familiari, un percorso che di fatto non avrebbe precedenti (se non quello, che poi non si concretizzò, del bambino inglese Charlie Gard, affetto da una malattia incurabile) ma che difficilmente verrebbe ostacolata. Ottimista l’altro vicepremier, Luigi Di Maio: «Su Rami confido in una rapida risoluzione per quanto riguarda la cittadinanza per meriti speciali».

Anche perché più speciali di questi. Insomma è diventato un personaggio pubblico suo malgrado in tanti gli scrivono e lo vogliono incontrare, e dopo aver abbracciato e ringraziato i carabinieri intervenuti quel giorno, ricevuto il messaggio del bomber argentino della Juventus Dybala, oggi sarà ospite, insieme all’altro ragazzino Adam, della Figc allo stadio Tardini di Parma per la partita della nazionale italiana contro il Liechtenstein. Questa la decisione della Federcalcio «per donare ai ragazzi e ai loro familiari una serata speciale per quanto fatto». 

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