Le api romane sfidano la campagna: il miele della dolce vita

Le api romane sfidano la campagna: il miele della dolce vita
di Lucilla Quaglia
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Lunedì 18 Marzo 2019, 20:17
Api in città, sempre più frequenti e in luoghi insospettabili. E tutto ciò grazie all’omonima campagna della Federazione Apicoltori italiani (Fai), che ha disseminato apiari su circa venti postazioni strategiche della Città Eterna. Un piano simile ai progetti di Parigi, New York e San Francisco con cui la Fai è in stretto contatto. Non solo. L’esempio italiano costituisce all’estero un notevole punto di riferimento. Non a caso gli esperti del settore hanno visitato proprio la Capitale per capire come sia organizzata l’apicoltura urbana. Il progetto “Api in città” è inoltre nato in collaborazione con l’Arma dei Carabinieri, in particolare con il Comando dei Carabinieri per la tutela forestale e la biodiversità che riconosce in questi animaletti alati, attraverso il loro utilizzo per il biomonitoraggio, un’utilissima sentinella ambientale. L’operoso insetto raccoglie dei dati, muovendosi nel tessuto urbano, di cui poi la Fai si avvale. Oltre, ovviamente, a produrre il mitico nettare.

Quindi tra i primi apiari romani da segnalare ci sono sicuramente quelli collocati al sesto piano della sede del Comando dei Carabinieri di via Giosuè Carducci: qui, sul panoramico tetto, spiccano notevolmente con vari richiami alla divisa dell’Arma e al Tricolore. Storici quelli di Palazzo della Valle, sul tetto della sede della Confagricoltura, con maestosa vista sul Vittoriano. «Spesso in campagna l’ape – spiega il presidente della Fai Raffaele Cirone – muore a causa dei trattamenti chimici. A Roma questo fenomeno, in centro, non lo abbiamo mai registrato, a parte qualche particolare miscela per i fiori. La Capitale vanta poi altre caratteristiche, essendo ricca di vegetazione non autoctona. Nel Giardino Botanico sono utilissimi gli iris: una piscina per le api. E poi le numerose palme delle Canarie che producono un miele specifico».

E ancora gli alveari della residenza dell’ambasciatore britannico, a Villa Wolkonsky, collocati sotto un antico acquedotto romano e sopra una preziosa cripta al cui interno troneggiano reperti archeologici.
Lo chiamalo il “miele dell’ambasciatore” e sicuramente delizierà i dinner diplomatici. Spettacolari le arnie della Basilica di San Paolo fuori le mura, posizionate all’interno di un silenzioso giardino. E ancora gli apiari del Parco della Cellulosa, del Parco dell’Appia Antica, del Bioparco e delle Mura Latine. Una realtà che comprende l’importante inclusione sociale di scolaresche, cittadini, soggetti più fragili e portatori di handicap, spesso ospitati all’interno di queste postazioni per assistere ad azioni dimostrative. Ma l’iniziativa della Fai, a parte i siti istituzionali, coinvolge anche singoli condomini, dove è possibile rintracciare le preziose e produttive “sentinelle”. Insomma, dati scientifici a parte, utilissimi a monitorare la salute e la biodiversità della Città Eterna, i romani si scoprono apicoltori e produttori di miele a chilometro zero. In un momento storico in cui la genuinità è un bene davvero raro.
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