Paralisi Ama, dopo 10 anni differenziata è in calo: «Più rifiuti nelle strade»

Paralisi Ama, dopo 10 anni differenziata è in calo: «Più rifiuti nelle strade»
di Mauro Evangelisti
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Domenica 17 Marzo 2019, 10:49 - Ultimo aggiornamento: 10:50
Per la prima volta da un decennio la differenziata scende. Dato 2018. La percentuale che circola negli uffici della sede dell’ Ama di via Calderon de la Barca è 43,9-44 per cento, vale a dire lo 0,4 in meno rispetto al 44,3 con cui si era chiuso il 2017. Se sarà confermato, scritto nel bilancio consuntivo 2018 dell’ Ama, sarà la certificazione del fallimento dell’amministrazione Raggi che proprio sull’aumento della differenziata aveva speso le promesse più luccicanti. Fonti interne dicono che al massimo quel dato potrà essere ritoccato di qualche “zero virgola”, magari arrivando a una sorta di pareggio rispetto all’anno prima, ma la sostanza non cambia. Non solo: gli ultimi mesi del 2018, con il rogo del Tmb di via Salaria e la raccolta in tilt a Natale, ha peggiorato la situazione: quando i rifiuti restano a lungo sui marciapiedi, non di rado si mescola tutto il materiale.

Come si spiega questa frenata? La risposta breve è che la sindaca Virginia Raggi, il direttore generale Franco Giampaoletti e l’assessore al Bilancio, Gianni Lemmetti, danno la colpa all’ex presidente dell’ Ama, Lorenzo Bagnacani, e all’ex assessore all’Ambiente, Pinuccia Montanari. Non a caso nel provvedimento con cui si rimuove Bagnacani vengono indicati anche i risultati deludenti sulla differenziata (ma ancora non era disponibile il dato finale del 2018). Pinuccia Montanari, l’altro giorno nel corso dell’audizione in consiglio regionale, ha invece spiegato che nel VI e nel X Municipio dove è arrivato il nuovo sistema di raccolta differenziata, «ci sono stati risultati straordinari», ma la paralisi causata dalla mancata approvazione del bilancio ha bloccato ogni nuova mossa dell’azienda.

In sintesi, secondo questa teoria: la causa delle difficoltà di Ama è l’agonia provocata dal Campidoglio non decidendo sul bilancio, impiegando undici mesi prima di fare una mossa (la bocciatura). Ai romani, però, questa guerra interna al Movimento 5 Stelle interessa poco, ciò che conta è che la raccolta differenziata arretra. Significa, nella pratica, più spazzatura per strada, perché Roma va in crisi quando aumenta la parte indifferenziata. Altra brutta notizia: sempre stando ai dati che circolano in Ama, anche la produzione totale dei rifiuti è aumentata nel 2018, andando ben oltre il dato di 1,7 milioni di tonnellate.

Tra poco più di due mesi ci saranno le Europee, ora la preoccupazione in Campidoglio è quella di ritardare il più possibile la diffusione dei numeri, mentre la guerra dichiarata alla Montanari, a Bagnacani ma anche ai dirigenti di Ama, serve a trovare capri espiatori o, quanto meno, a concentrare su di loro le responsabilità di ciò che non va. STALLO Ma c’è di peggio: il consuntivo di Ama 2017 è stato bocciato l’8 febbraio, Bagnacani è stato cacciato il 18, tutti si aspettavano che la Raggi e il suo staff avessero un piano-lampo: si modifica il bilancio, lo si approva, si nomina un nuovo presidente, si rassicurano le banche che hanno chiesto certezze entro il 19 aprile. Niente di tutto questo.

L’attuale amministratore unico, Massimo Bagatti, non si sta prendendo la responsabilità delle modifiche; gli uffici idem; dunque, non si farà in tempo a varare il bilancio per il 19 aprile. Bagatti non è disponibile a fare la purga dei dirigenti annunciata dalla Raggi. Sintesi: in questo momento l’azienda è ferma, siamo a marzo 2019 e ancora non è stato approvato il consuntivo 2017 e nessuno sta lavorando sul consuntivo 2018 che rischia di chiudersi con un pesante passivo.

E dal Campidoglio ancora non hanno detto quando, a un mese dalla rimozione di Bagnacani, nomineranno il nuovo Cda di Ama.
La presenza del curriculum di Pieremilio Sammarco (l’avvocato nel cui studio lavorava la Raggi) tra quelli inviati in corsa per la presidenza, ha già suscitato molto disagio nel Movimento 5 Stelle. «Vogliamo sperare che la Raggi non arrivi a tanto» dice sconcertato un esponente del movimento.
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