Sul luogo che oggi rimane, un piccolo mucchio di terra mischiato a tufo e roccia, ci si commuove ad osservare con attenzione il messaggio di amore lasciato dai tanti capitolini e forse anche dai turisti, che certo nella Capitale fanno fatica ad evitare il sacro luogo.
Ed eccoli i doni. Si parte da un paio di lunghe e candide calle, tenute insieme da un po’ di carta stagnola e un fiocco bianco. Poco sotto c’è un mazzetto di sette piccole rose arancioni, un ramo di mimosa, due rose rosse come quelle che di solito si regalano agli innamorati, tanto lauro intrecciato con nastro rosso, a formare quelle corone di alloro che cingevano il capo dei militari protagonisti di tanti trionfi.
C’è perfino una mela verde, quasi a voler perfino sfamare l’amata figura. Ma il dato più strabiliante sono le monetine lanciate in grande quantità sul monumento. Proprio come per Fontana di Trevi, forse anche qui l’avventore e’ in cerca della buona sorte. E guardando meglio i tanti doni che i cittadini romani hanno lasciato sull’Ara di Cesare, si scorge una sua immagine in bianco e nero. Quasi nascosto, un minuscolo mazzolino di primule appena colte, quasi si avesse fretta di deporre qualcosa, in ricordo di lui. Un altro segno dell’affetto della Città Eterna, e di come questa lo ricordi ancora con grande lucidità. E ogni anno, questi segni di amore, sono sempre di più.
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