Turismo, Confindustria e Federalberghi: meno tasse e più formazione per favorire l'occupazione

Turismo, Confindustria e Federalberghi: meno tasse e più formazione per favorere l'occupazione
di Federica Simone
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Venerdì 15 Marzo 2019, 15:50 - Ultimo aggiornamento: 16:09
Il turismo è un settore sempre più dinamico, che dà occupazione direttamente e indirettamente al 14,7% della forza lavoro italiana, percentuale che potrebbe salire al 16,5% nel 2028. Un campo in crescita quindi che, secondo le previsioni, entro il 2023 dovrebbe contare circa 250 mila occupati in più. Per incentivare la preparazione professionale nel campo turistico, oggi si è conclusa a Roma la manifestazione FareTurismo rivolta proprio a coloro che vogliono intraprendere questa carriera e formarsi in questo ramo, che è in continua evoluzione. Giorgio Palmucci presidente dell’Associazione Italiana Confindustria Alberghi e presidente dell’Enit, Agenzia nazionale di promozione del turismo nazionale e Giuseppe Roscioli, vice presidente vicario di Federalberghi ci forniscono qualche informazione in più sul settore. 

Com'è andato il turismo nel 2018 e come si prevede che andrà nel 2019?
 
Palmucci: «Abbiamo buone prospettive per il 2019. Lo scorso anno il settore alberghiero ha registrato buone performance e l’obiettivo che ci siamo prefissati è quello di far scoprire, sotto la spinta propulsiva delle città classiche come Milano, Venezia, Firenze e Roma, tutte quelle destinazioni ancora poco note al turista internazionale». 

Roscioli: «Nel 2018 il turismo è andato molto bene, a Roma abbiamo avuto circa un 3% in più di presenze rispetto all’anno precedente. Per quanto riguarda il 2019 è ancora presto per poterlo dire, inoltre nei primi tre mesi si è registrata una flessione. Se dovessimo mantenere la stessa percentuale di aumento del 2018, sarebbe un buon risultato». 

Il settore del turismo quanto incide sull'economia e sul Pil?

Palmucci: «Questo settore riveste un ruolo strategico per lo sviluppo, la competitività e per la crescita dei livelli occupazionali del sistema Italia con un’incidenza nel 2018 del 13% sul Pil nazionale che, secondo le proiezioni del World Travel & Tourism Council, nel 2028 vedrà raggiungerà il 14,3% con il 16,5% degli occupati e l’8% dell’export italiano». 

Quali misure potrebbe adottare il Governo per favorire l'occupazione, soprattutto giovanile in questo campo professionale? 

Palmucci: «Il turismo offre sempre più opportunità ai giovani dal comparto alberghiero alla ristorazione. Il capitale umano è una variabile strategica e il WEF (World Economic Forum,) nell’evidenziare nella media complessiva la scarsa qualificazione degli addetti, pone l’Italia tra le posizioni più basse nella graduatoria europea. Sul fronte istituzionale è compito dei vari Ministeri competenti osservare con attenzione ciò che rotea attorno al turismo per fronteggiare i rapidi cambiamenti in atto sul mercato e potenziare, modificare e arricchire, di volta in volta, l’offerta formativa della scuola di ogni ordine e grado». 

Roscioli: «Bisognerebbe creare dei presupposti per una crescita, per esempio togliere tutta una serie di imposte sul turismo come la tassa di soggiorno o l'Imu. Questa eccessiva tassazione non permette lo sviluppo del settore, diversamente da quello che avviene negli altri Paesi. Infine è necessario dare una risposta a tutto il mondo della share economy, cioè di quell'economia sommersa prodotta prevalentemente da Airbnb attraverso una rete di appartamenti in affitto dove la gente ci lavora, ma non è regolare. Quindi se si cercasse di normalizzare questo fenomeno, secondo me entro il 2023 potremmo anche raggiungere i 300/350 mila addetti ufficiali e regolari quindi con tutte le tutele del caso». 

La formazione quindi può giocare un ruolo importante?

Palmucci: «È fondamentale puntare sulla qualità della formazione e su un costante aggiornamento da destinare alle nuove generazioni che scelgono di operare nel nostro settore. Anche il mondo alberghiero è influenzato in parte dalla cosiddetta quarta rivoluzione industriale e dalle nuove professioni legate al digitale, che ovviamente caratterizzano alcune nostre mansioni e si accostano tutta una serie di figure professionali tradizionali che continueranno ad esistere perché imprescindibili dal fattore umano».

Roscioli: «Oggi si va verso una preparazione più specifica di questo settore dai corsi di laurea a quelli di formazione ai master. Si sta cominciando a lavorare su questo fronte e bisogna continuare su questa strada, perché la formazione è un elemento fondamentale per la qualità del servizio».







 



 
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