Archiviati gli screzi dell'ultimo anno, il capo del Carroccio e la prima cittadina pentastellata, hanno parlato di una misura su cui entrambi sembrano trovarsi d'accordo: serve una stretta contro chi viene nel nostro Paese, in particolare nella Capitale, e si intrattiene con saccheggi, atti vandalici, devastazioni varie. Non solo ultrà, quindi, ma anche turisti con la passione dello sfregio, dall'autobus imbrattato all'incisione sul Colosseo. Gente che cala a Roma e poi, una volta rientrata nel proprio Paese, non paga quasi mai le multe spedite dal Campidoglio.
LA FUGA
Solo il 14% degli stranieri, nel 2018, ha messo mano alla carta di credito per saldare il conto con la Città eterna (addirittura peggio del 2017, quando l'asticella si era fermata a quota 16,6%). Francesi, spagnoli, russi, tedeschi. Va detto che non in tutte le città, lungo lo Stivale, i numeri sono così desolanti. A Milano le cose vanno un po' meglio: nel 2017 il Comune meneghino è riuscito a farsi pagare la metà delle notifiche inviate oltreconfine. Tre volte tanto rispetto a Roma, ma è comunque poco rispetto al totale dei verbali staccati. Soldi che i Comuni mettono a bilancio e che, a fine anno, non vengono incassati.
Quanto agli ultrà violenti, Salvini e Raggi ieri hanno chiesto alla Uefa di attivarsi per creare un fondo ad hoc che risarcisca i danni causati da chi è in trasferta. «Tra le ipotesi, c'è anche l'obbligo del pagamento immediato delle sanzioni e un ancora più efficace Daspo per allontanare i cosiddetti barbari», hanno scritto Viminale e Campidoglio in una nota congiunta.
L'ALLONTANAMENTO
Si lavorerà quindi sull'ampliamento del «Daspo urbano», misura introdotta dall'ex ministro Marco Minniti nel 2017 e che dà ai sindaci la possibilità di allontanare da alcune zone, tramite segnalazione alla Questura, chi è responsabile di «situazioni di grande incuria o degrado del territorio, dell'ambiente e del patrimonio culturale o crea un pregiudizio del decoro e della vivibilità urbana». Salvini ha già cambiato il «Daspo» di Minniti poco dopo essere arrivato al Viminale. E ha previsto, il leader della Lega, che si possa applicare anche per episodi che avvengono vicino agli ospedali o nei pressi di fiere, mercati e spettacoli pubblici. Su richiesta di Raggi, che ha scritto al ministro dell'Interno il 27 febbraio, ora si pensa a un ulteriore, massiccio ritocco. Per impedire a chi si è già fatto notare per comportamenti molesti di ripresentarsi nella Capitale o nelle altre città d'arte. Un «divieto di ritorno», di lunga durata, da attuare naturalmente in accordo con le ambasciate. Obiettivo: la creazione di una black list degli ospiti «non graditi».
© RIPRODUZIONE RISERVATA