L'identità della Capitale un patrimonio da difendere

di Paolo Graldi
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Venerdì 15 Marzo 2019, 08:13
Tra i tanti, diffusi segnali di degrado della città ve ne sono alcuni che riguardano direttamente la sua identità. Cioè, la sua immagine verso chi vi abita, chi viene a visitarla, chi ne porta via e ne conserva il ricordo. Se pezzi di identità si sfrangiano, si lasciano deteriorare o addirittura scompaiono deve suonare l'allarme generale: bisogna correre ai ripari. Passate da via del Corso, resa zona pedonale, e vi prende il magone: l'area commerciale per eccellenza martoriata dalle chiusure, come per un lutto diffuso, decine di negozi con le saracinesche abbassate segnano la pesantezza di una crisi.

Mancanza di ossigeno. Dai muri, mentre resiste incontrastata la selvaggia invasione dei murales, ridotti a orpelli dai cupi colori, si lavano via per ordine di uffici competenti, quelle che profumano di storia: acqua e sapone sul graffito Vota Garibaldi, reliquia di anni post-bellici, testimonianza di un passato remoto degno di memoria. C'è anche chi, per affrontare le malevolenze del tempo contro gli alberi ad alto fusto li tratta a colpi di sega alla base, anche se sono sani e nessun esperto ne ha decretato la fine. In queste ore alla Camera dei Deputati si discute di un disegno di legge detto Pernigotti per proteggere da mani rapaci i grandi marchi della tradizione industriale italiana: bella idea. Lo stesso, ma subito, andrebbe deciso per la Capitale che è il marchio italiano che tutti ci invidiano. Sì, la Capitale torni ad essere città aperta. Carta di identità. Nome: Roma. Indirizzo: meraviglia e patrimonio del mondo. E dei romani.
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