Utero in affitto, il Comune non registra il bimbo all'anagrafe: via alla causa

Utero in affitto, il Comune non registra il bimbo all'anagrafe: via alla causa
di Francesco Marcozzi
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Mercoledì 13 Marzo 2019, 09:28
Un caso senza precedenti in Abruzzo. La vicenda prende le mosse da una decisione dell’Ufficio anagrafe del Comune di Giulianova che si è rifiutato di iscrivere all’anagrafe un bambino perché nato da fecondazione eterologa o, come si dice anche in gergo da “utero in affitto”. Il papà del bimbo, che ha un anno, ha deciso di fare ricorso contro questa decisione alla Procura della Repbblica di Teramo e, dal suo canto, il commissario prefettizio Eugenio Soldà, presa visione degli atti, ha deciso a sua volta di resistere in giudizio affidando l’incarico della tutela del Comune all’avvocatura civica rappresentata dall’avvocato Michele Del Vecchio.

Il papà del bambino vuole che il piccolo sia iscritto nell’anagrafe del suo Comune perché goda dei diritto di cittadino italiano. Si è rivolto all’avvocato Giorgio Muccio di Bologna che in passato ha seguito altri casi di questi tipo. Il genitore cita anche delle sentenze che permetterebbero l’iscrizione e fa anche riferimento ad un decisione della Commissione europea che ha sanzionato la Francia perchè si è rifiutata, in un caso molto simile a quello giuliese, di iscrivere un banmbino nato da fecondazione eterologa.

Nel caso di specie la madre del piccolo sarebbe sterile per cui il marito, pur di avere un figlio sia per se è che per la gioia della moglie, che ha assecondato la decisione del coniuge, ha fecondato l’ovulo di un’altra donna e da questa fecondazione artificiale è nato un bambino che, nel frattempo, è stato registrato in Spagna, va le a dire nella Nazione in cui attualmente vive la coppia. Lui, come detto, è giuliese mentre la moglie è originaria di un Paese dell’America latina. Alla luce di quanto stabilito in Italia l’ufficio anagrafe del Comune giuliese, presa visione degli atti di nascita ed altri documenti relativi alla nascita del bambino, in virtù proprio delle leggi vigenti nel nostro Paese, ha rifiutato l’iscrizione. Ma il papà non ci sta, e, come detto, con l’assistenza dell’avvocato Muccio, ha fatto ricorso alla Procura della Repubblica perché gli venga riconosciuta la registrazione della nascita.
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