«Se gli alieni esistono, capteremo i segnali». Ecco Ska, il radiotelescopio più grande del pianeta

Alcune parabole dello Square kilometres array, Ska, nel deserto australiano
di Enzo Vitale
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Martedì 12 Marzo 2019, 22:47 - Ultimo aggiornamento: 13 Marzo, 13:24

Pronto c'è qualcuno là fuori? Trecento anni prima di Cristo Epicuro pensava di sì. Facendo un altro salto indietro nel tempo scopriamo che Anassagora era convinto che la Luna fosse abitata. Ora, a 2.500 anni di distanza, anche se abbiamo scoperto che sul nostro satellite naturale non c'è nessuno, ancora non sappiamo se il filosofo greco avesse ragione.
 



Telescopi sempre più potenti, radiotelescopi e sonde lanciate oltre il Sistema Solare ci svelano giorno dopo giorno i tanti enigmi dell'Universo. A venire in aiuto di questi sofisticati strumenti ora arriva Ska (Square Kilometre Array), l'orecchio più sensibile della Terra, la macchina tecnologica work in progress da anni.
Dopo un lungo iter questo vero e proprio gioiello dell'innovazione scientifica conclude un'altra fondamentale tappa dela sua realizzazione: «Rivoluzionerà la nostra conoscenza dell’Universo. E' stato infatti pensato per rispondere a domande basilari quali l’origine dell’Universo e l’origine della vita -affermano gli esperti dell'Istituto nazionale di astrofisica-, e per studiare questioni di Fisica fondamentale quali la Relatività Generale e le Onde Gravitazionali». Basti solo sapere che il suo computer centrale ha una potenza di calcolo equivalente a quella di centinaia di milioni di pc domestici.
 


LA FIRMA
A Roma è stata posta la storica firma del trattato internazionale che finalmente  istituisce l'Osservatorio Square Kilometre Array. Sette i Paesi che hanno già dato il proprio appoggio. Si tratta di Australia, Italia, Olanda, Portogallo, Regno Unito, Cina e Sudafrica. L'India e la Svezia, che hanno anche preso parte ai negoziatii,  firmeranno entro un anno. Queste nove nazioni, dunque, formeranno i membri fondatori della nuova organizzazione, a livello mondiale seconda solo all'Eso (European Southern Observatory).


(I firmatari della Convenzione di Roma con il ministro Bussetti)

LA NUOVA FRONTIERA
Lo strumento avrà una sensibilità tale da rilevare i segnali radar di un ipotetico aeroporto posto su un pianeta a decine di anni luce di distanza. I siti che ospiteranno il radiotelescopio più grande del pianeta sono stati individuati nella regione desertica di Karoo in Sudafrica e nell'area di Murchison in Australia Occidentale. «Si tratta di due luoghi selezionati per diverse ragioni scientifiche e tecniche -spiega il presidente dell'Inaf Nichi D'Amico-: silenzio radio (in queste zone tutti gli apparecchi che possono creare interferenze radio, come telefoni cellulari, tv e radio sono proibiti); per le particolari caratteristiche della ionosfera (la parte superiore dell’atmosfera terrestre) e della troposfera (la parte più bassa dell’atmosfera terrestre); per il clima e la temperatura».

(L'area di Murchinson in Australia dove sorgerà Ska)


(Le antenne dimostrative  già realizzate in Sudafrica)


SE ESISTONO LI ASCOLTEREMO
Gli scienziati sono ottimisti, secondo le previsioni Ska sarebbe in grado di captare segnali provenienti da  civiltà distanti migliaia di anni luce dalla Terra. «Siamo soli nell'Universo? la risposta ce la potrebbe dare proprio Ska -prosegue D'Amico-, lo potrà fare non solo in base allo studio dei componenti chimici che nell'Universo hanno dato origine alla vita, ma forse rivelando segnali radio indicativi di civiltà intelligenti. Chissà, la sfida è comunque partita».

SKA, STORIA DI UN MOSTRO TECNOLOGICO
L'idea di realizzare lo Square Kilometre Array inizia nel lontano 1991 ma per la nascita di un gruppo di lavoro ad esso dedicato bisogna attendere altri due anni. L'accelerata decisiva al progetto, però, si ha solo negli anni duemila quando si appone la prima firma al cosiddetto Memorandum of Agreement risale al 2000. L'Italia, ancora una volta Roma, è al centro di un altro importante accordo siglato nel 2011 a Villa Mellini, sede dell'Inaf. I siti che ospitaranno Ska siono stati scelti nel 2012 e due anni dopo, il Parlamento italiano ha dato il proprio assenso per finanziare la partecipazione dell’Italia nello Square Kilometre Array. La prima fase della costruzione è partita l'anno scorso e si concluderà nel 2023 con le prime antenne in Sudafrica e in Australia. Alla fine Ska sarà un vero mostro tecnologico con migliaia di antenne e radiotelescopi in grado di monitorare il cielo con dettagli senza precedenti .




(Le fasi di realizzazione di Ska)

IL RUOLO DELL'ITALIA E NANNI BIGNAMI
L'Italia rappresenta una vera e propria punta di diamante nel progetto SKA. «L’intero programma di sviluppo del progetto  -comemnta ancora il presidente dell'Inaf- prevede 12 asset tecnologici principali e l’Istituto Nazionale di Astrofisica, per l’Italia, è attore di rilievo in 5 di questi, con significative ricadute per il tessuto industriale più all’avanguardia del Paese». L’INAF, in particolare, si occuperà della progettazione e costruzione delle antenne a parabola a media frequenza in Sudafrica e anche della progettazione e costruzione delle antenne a bassa frequenza in Australia. Ma a dare un grosso contributo alla realizzazione dell'ambizioso progetto è stato anche lo scomparso Nanni Bignami. L'astrofisico deceduto nel maggio del 2017 aveva rivestito ruoli chiave in diverse e importanti consessi scientifici:  prima presidente dell'Asi, l'Agenzia Spaziale Italiana, poi, per quattro anni, dal 2010 al 2014, il primo italiano a presiedere il Cospar (Comitato per la Ricerca Spaziale). Quasi contemporaneamente ha ricoperto anche il ruolo di numero uno dell'Inaf, l'Istituto Nazionale di Astrofisica. La sua stella si è spenta proprio mentre coordinava il Consiglio di amministrazione del progetto Ska.

(Giovanni BIgnami)

IL MINISTRO E LA DELEGAZIONE DEI 12 PAESI
«Stiamo dando vita a un momento storico destinato a segnare la nostra storia presente e futura - ha commentato il ministro dell'Istruzione Marco Bussetti-, la storia della scienza e della conoscenza dell'Universo. E lo facciamo simbolicamente nel'anno in cui ricorre il 50esimo anniversario dell'allunaggio della missione Apollo 11 e del suo comandante Neil Armstrong».  



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