Eusebio, ultimo capro espiatorio di una gestione senza passione

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Venerdì 8 Marzo 2019, 00:05
Eusebio Di Francesco non è più l’allenatore della Roma. È stato annunciato, con un messaggio stringato, dal presidente Pallotta. 

Il proprietario della Roma non si è risparmiato con il galateo dei ringraziamenti di prammatica. Eusebio trasloca da Trigoria e al suo posto arriverà, come sembra, Claudio Ranieri. Al mister della Magica non è bastato l’endorsement del capitano Daniele De Rossi, dopo la immeritata eliminazione con il Porto, il quale lo scagionava dalle responsabilità del tracollo romanista, batosta a Firenze in Coppa Italia, batosta all’Olimpico nel derby, fine del sogno Champions a Oporto e il quarto posto in Campionato che oramai sembra essere un miraggio. L’avventura nella capitale del tecnico pescarese è durata meno di due anni. Per alcuni, troppi; per altri, troppo pochi per imporre una sua idea di calcio. Ma oramai sono chiacchiere da bar. E da domani, nei bar, si parlerà della nuova Roma. Quale? E con quali obiettivi? 

Il bello e il tragico del calcio è che vengono poste domande alle quali nessuno sa mai dare risposte certe. Per esempio: è giusto che Di Francesco sia stato cacciato? Provo a rispondere da tifoso romanista, innamorato pazzo della mia squadra. E torno a De Rossi. Il disastro romanista è davvero imputabile a Di Francesco? O ad altri? Mi spiego. È stato lui a vendere Salah? In cambio di Schick. È stato lui a vendere Allison? È stato lui a vendere Nainggolan? E Strootman a mercato quasi chiuso? È stato lui a volere Nzonzi? E Marcano? E Pastore? Pagati un botto, mica regalati. È stato lui, qualche tempo prima, a vendere Benatia, Rudiger, Gervinho, Paredes, Pjanic? Se ci pensate bene, con i giocatori dati via, la Roma oggi avrebbe la squadra più forte d’Europa. Ma andiamo avanti. È stato Di Francesco a scegliere uno staff atletico che in media garantisce uno strappo a settimana ad almeno due giocatori della rosa? Sì, deve essere stato lui il responsabile di questi orrori tecnici. Se no non si spiega il suo licenziamento. Così come è colpa sua aver voluto imporre il 4-3-3, un modulo assurdo (peccato che gli squadroni giochino un po’ tutti così…). È stato Di Francesco a consigliare al nostro presidente di rimanere a Boston, la domenica, a guardarsi il basket piuttosto che venire a guardare il calcio allo stadio Olimpico? O di venire in Lega? O far sentire la sua voce?. Come fanno Agnelli e De Laurentiis. Tutte domande alle quali non possiamo dare risposta. O forse sì. Ma sarebbe irrispettoso darle.
Eusebio Di Francesco paga per tutti. Ed è giusto che sia così in un calcio dove oramai conta solo il denaro. E fare denaro. Vendere a molto, comprare a poco. Fare show estivi sulle piazze americane o orientali. Costruire stadi. Dimenticando che il calcio è un’altra roba. Il calcio è passione, sentimento, attaccamento ai colori. E questo Eusebio lo sapeva benissimo, visto che a Roma ci ha fatto vincere uno scudetto da giocatore. Forse sono gli altri, quelli che non sono responsabili, troppo poco romanisti per lui. 

P.S. Bentornato Claudio Ranieri. Altro grande romano e romanista. In bocca al lupo, ma guardati alle spalle
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