Porto-Roma, Di Francesco e le mosse per restare

Porto-Roma, Di Francesco e le mosse per restare
di Alessandro Angeloni
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Martedì 5 Marzo 2019, 07:30
Mai come questa volta, i dubbi sono tanti. Oggi, alle 15, quando la Roma partirà per Oporto, molti saranno fugati. La posta in palio è alta (oltre ai soldi da incassare in caso di qualificazione: una quindicina di milioni), Di Francesco sta facendo di tutto per caricarsi e caricare la squadra, senza dare troppe pressioni. Impresa complicata. Il momento è difficile, ma tanto si sa, in questi casi paga sempre l’allenatore, non certo i giocatori, che dovranno essere liberi di pensare al calcio e non al futuro dell’allenatore. Le pressioni sono quasi tutte su Eusebio, dunque, che non deve sbagliare le mosse, forzandole su una squadra in condizioni precarie, fisiche e psicologiche. L’impresa non sarebbe nemmeno proibitiva (giallorossi in vantaggio di 2-1 maturato all’andata in casa e ha a disposizione due risultati utili su tre, al Do Dragao arbitrerà il turco Cakir): il problema non è il Porto, ma la Roma. Di Francesco si gioca le sua chance nel silenzio, massima riservatezza, mistero: allenamenti blindati, non sono stati filmati nemmeno dalle amiche telecamere di Roma Tv. Mettiamoci nei suoi panni, come non capirlo.
TENTAZIONE DIFESA A TRE
I moduli visti quest’anno per la maggior parte delle gare, ovvero il 4-2-3-1 e il 4-3-3, hanno dimostrato di non essere totalmente affidabili. Ieri ad esempio è stata provata anche la difesa a tre, non si sa mai. E anche l’atteggiamento della squadra spesso è stato criticato dal tecnico, e lui sta battendo molto su questo aspetto. Vogliamo parlare dei giocatori? A parte rare eccezioni, El Shaarawy, Zaniolo tanto per fare qualche esempio, molti non sono al top, e proprio per questo sarà difficile fare le scelte giuste. Molte sono obbligate, vedi De Rossi, che arranca ma dovrà stringere i denti, anche perché per lui potrebbe essere anche l’ultima in Champions. Per superare uno scoglio come quello di domani sera servono equilibrio, gamba, voglia e coraggio e queste caratteristiche vengono riscontrare - onestamente - poco nella Roma. Quindi, la forbice si stringe. Chi giocherà? Ripartiamo dal sistema: tra i due fissi, Eusebio - nonostante l’andata sia stata giocata, e bene, con il 4-3-3 - ha fatto capire come il gruppo recepisca meglio il 4-2-3-1, con cui si sente più protetto e attacca con più facilità. Con questo sistema tattico la squadra ha mostrato sprazzi di pericolosità anche nel derby disastroso. Con il 4-2-3-1 rischiano di restare fuori Cristante e forse anche Pellegrini. Mentre nel 3-5-2 il sacrificato sarà uno tra Nzonzi e De Rossi. L’ex giocatore dell’Atalanta dovrebbe lasciare spazio a Nzonzi, pronto a fare coppia con De Rossi, come a Frosinone e si sperra nettamente meglio. Dicevamo, rischia di restare fuori anche Pellegrini (o Nzonzi). Questo, però, solo se Eusebio decidesse di riproporre Karsdorp o Santon a destra alzando Florenzi sulla linea dei trequartisti (in questo caso Zaniolo diventerebbe trequartista e Pellegrini al fianco di De Rossi, quindi fuori il francese).
TRAZIONE POSTERIORE
Ipotesi che regalerebbe al Porto una Roma a trazione inferiore e con la paura addosso. Sono le stesse sensazioni se dovessimo vedere una Roma con difesa a tre: Fazio, Manolas e Jesus (o Marcano), con il doppio terzino sulle fasce. Di Francesco, al di là dei numeri, vuole più coraggio. E torniamo al famoso atteggiamento di cui sopra: mentalità. La stessa che lo scorso anno ha consentito alla Roma di fare bella figura allo Stanford Bridge e con il Barcellona, pur giocando con i tre dietro. Il coraggio di giocare al calcio, anche in questa notte da dentro o fuori. Eusebio, che recupera Manolas, ha difficoltà a scegliere il partner del greco, i suoi colelghi non sono in un momento magico, a sperare in un posto anche Marcano, che tra l’altro conosce bene l’ambiente del Do Dragao. Vedremo. Vincere al di là dei moduli e dei numeri, questo il concetto che ha in testa l’allenatore. E da dopo domani sarà comunque un’altra storia.
 
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