Ad accogliere la capsula, con un ruolo inedito di controllore-spettatore visto che non ha dovuto usare il braccio robotico, l'attuale equipaggio dell'Iss composto dall'astronauta della Nasa Anne McClain, il canadese David Saint-Jacques e il cosmonauta Oleg Konenenko di Roscosmos. Tutti dotati di maschera per respirare, perché sempre di un test si tratta, sono stati i primi ad avventurarsi nella navicella.
Dalla Crew Dragon non uscirà, come comunque accadrà prima o poi, Elon Musk, il fondatore di SpaceX, l'azienda privata che ha stretto un patto con la Nasa, e nemmeno Ripley che pure ha tanti sensori per assomigliare a un essere umano e dare risposte su questo volo: il manichino a bordo della navicella, riutilizzabile e che potrà ospitare fino a 7 astronauti, si chiama così in onore alla protagonista di Alien, non proprio un film che lascia tranquilli sulla poltrona sognando missioni spaziali. Ma Musk ama un sacco queste provocazioni, come quando ha spedito una delle sue Tesla a perdersi nello spazio.
Quella di oggi rappresenta una svolta nelle missioni spaziali con equipaggio che romperà il monopolio dei taxi per l'Iss dal 2011 in mano alla Russia con le veterane ma affidabilissime navette Sojuz che comunque continueranno a essere usate nei prossimi anni a cominciare da Luca Parmitano in luglio, mentre è probabile che Samantha Cristoforetti, di nuovo in orbita fra due o tre anni, viaggerà con una Crew Dragon.
La capsula, per la prima volta, non ha avuto bisogno dell'aiuto del braccio robotico, come accade per le navette Dragon della SpaceX utilizzate come cargo.
Il momento dell'aggancio ha segnato il pieno successo del primo volo di prova senza equipaggio di questa missione, chiamata Demo-1, che rientra nel programma dei voli commerciali della Nasa e che potrà restituire all'agenzia spaziale americana la capacità di trasportare uomini nello spazio. Dopo l'uscita di scena dello Space Shuttle, nel luglio 2011, gli astronauti americani ed europei possono raggiungere la Stazione Spaziale soltanto a bordo delle navette russe Soyuz.
La Cina è l'altro Paese attualmente in grado di lanciare astronauti con i suoi mezzi. Lanciata ieri mattina da Cape Canaveral, la capsula Crew Dragon trasporta verso la Stazione Spaziale oltre 180 chilogrammi di materiali e rifornimenti. A bordo c'è Ripley, un manichino che con i suoi sensori ha fornito dati utili sulle sollecitazioni che al momento del lancio potrebbero subire i futuri astronauti che voleranno sulla Crew Dragon.
Recap of yesterday’s Falcon 9 launch of Crew Dragon → https://t.co/gtC39uBC7z pic.twitter.com/M82oeD3iOi
— SpaceX (@SpaceX) 3 marzo 2019
Entusiasta il commento dell'amministratore capo della Nasa, Jim Bridenstine, che in un tweet ha osservato: «Il bellissimo lancio apre un nuovo capitolo nell'eccellenza degli Stati Uniti, avvicinandoci a far volare di nuovo astronauti americani, su razzi americani, dal suolo americano».
Congratulandosi con la SpaceX e con la squadra della Nasa «per questa pietra miliare nella storia spaziale della nostra nazione», Bridenstine ha inoltre rilevato che «questo primo lancio di un sistema spaziale progettato da un'azienda commerciale attraverso una partnership pubblico-privata è un passo rivoluzionario sulla strada tesa a portare uomini sulla Luna, Marte e oltre».
La missione rientra infatti nel programma dei voli commerciali promosso dalla Nasa e l'azienda di Elon Musk è in pole position nella nuova era che lo spazio americano si prepara ad affrontare.
Il lancio è avvenuto con il razzo Falcon 9, sempre della SpaceX, dalla storica piattaforma di lancio 39A di Cape Canaveral, la stessa dalla quale dal 1966 al 1972 erano partite le missioni Apollo e, dal 1981 al 2011 quelle dello Shuttle.
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