Alberi crollati a Roma, il Campidoglio: «Anche i cittadini facciano le potature»

Alberi crollati a Roma, il Campidoglio: «Anche i cittadini facciano le potature»
di Lorenzo De Cicco​
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Sabato 2 Marzo 2019, 09:08 - Ultimo aggiornamento: 20:08

Le strade sporche? Armatevi di ramazza e pulitele voi, almeno davanti casa, non confidate troppo nelle spazzatrici dell’Ama. I muri imbrattati? Le erbacce che trasformano i giardini pubblici in grovigli di vegetazione informe? Ci pensino i volontari del “Retake”, poi (forse) passeranno anche gli addetti del Comune. Ora il Campidoglio grillino è pronto a delegare perfino la cura del verde pubblico. Insomma, degli alberi che a Roma continuano a venir giù al primo sbuffo di vento un po’ più forte del normale o dopo un’acquazzone neanche troppo prepotente: 400 crolli nel 2018 (un record, +870% rispetto al 2017), altri 200 in questo primo scorcio di 2019. Senza contare le ramaglie ammassate sui marciapiedi o sulle carreggiate e che nessuno ancora ha raccolto. In attesa che parta l’abbattimento massiccio dei pini «piantati durante il regime fascista», per cui la sindaca Virginia Raggi ha chiesto un aiuto (e tanti soldi) al governo amico di Lega e 5 stelle, i grillini romani lanciano l’idea delle potature fai-da-te. La filosofia è chiara: se l’albero sotto casa non viene toccato da una cesoia da chissà quando e le frasche si sono allungate minacciosamente, il comune cittadino - o un comitato di quartiere - può «adottarlo» e dargli una sforbiciata lui. Può sembrare una boutade, ma la proposta è contenuta nel nuovo “Regolamento del verde e del paesaggio urbano di Roma Capitale”. Il testo è ora al vaglio della Commissione Ambiente e a stretto giro dovrebbe approdare in Assemblea capitolina.

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«PATTO MANUTENTIVO»
«Cittadini singoli o in forma associata, nonché ordini professionali», si legge nella bozza del provvedimento, possono prendersi cura direttamente di tronchi e rami malmessi. Come? Con la «formale assunzione dell’impegno a mantenere, per un periodo di tempo determinato, la cura dell’albero e/o degli alberi secondo un livello quali-quantitativo di interventi», da contrattare con un apposito «disciplinare manutentivo». Per ottenere l’autorizzazione a lavorare con la cesoia toccherà presentare al Comune «documentazione attestante il possesso delle competenze necessarie per gli interventi sugli alberi». Niente improvvisazioni, quindi, anche perché qualche volenteroso un po’ incauto o maldestro potrebbe farsi - o fare - del male. Nessuno si aspetti una ricompensa, però: «L’interveniente non ha diritto ad alcun corrispettivo», è scritto chiaro e tondo. Anzi. Chi volesse fare da sé, magari stufo di aspettare i giardinieri comunali (il maxi-appalto sul verde verticale è fermo dal 2017...), dovrà anche pagarsi una «copertura assicurativa per la responsabilità civile verso terzi, per eventuali danni o infortuni».

VIA ALLE MOTOSEGHE
Prima di mettersi in azione con guanti e motosega, bisognerà avere il nulla osta del Campidoglio: tutti gli «interventi occasionali» per le «attività di recupero, pulizia e riqualificazione del verde urbano» dovranno essere «comunicati almeno 10 giorni prima all’ufficio competente (Area Tecnica o Servizio Giardini)». E l’amministrazione «deve rispondere entro 7 giorni dalla data della richiesta». Ora che il progetto sbarca in Aula Giulio Cesare - come è avvenuto per i «cittadini-spazzini», progetto approvato, tra mille polemiche, a fine gennaio - l’opposizione attacca lancia in resta la trovata grillina. Dice Andrea De Priamo, capogruppo di Fratelli d’Italia: «Mentre la Raggi annuncia la desertificazione dei pini romani, la sua maggioranza cerca di portare finalmente in Aula il regolamento del verde e del paesaggio, che dovrebbe programmare e normare una corretta manutenzione.
Invece dopo lo spazzino “fai da te” si inventano, in modo strampalato, anche il “piccolo botanico”, che dovrebbe occuparsi della potatura di un albero, a proprie spese». 

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