Freud, Attila, Van Gogh, Robin Hood: riscoprire le biografie rocambolesche di Manu Larcenet

Freud, Attila, Van Gogh, Robin Hood: riscoprire le biografie rocambolesche di Manu Larcenet
di Nicolas Lozito
4 Minuti di Lettura
Mercoledì 27 Febbraio 2019, 17:00 - Ultimo aggiornamento: 17:03
C’è un detto che a sentirlo la prima volta pare essere vero. Dice: a piangere si può essere da soli, ma a ridere bisogna sempre essere almeno in due. Ecco: è falso, e ho le prove. Per l’esattezza, cinque prove. 

Sono le “avventure rocambolesche” del fumettista francese Manu Larcenet, pubblicate per la prima volta in Italia da Coconino Press nell’ultimo anno. Cinque, appunto, dedicate a cinque personaggi storici: lo psicologo Sigmund Freud, il pittore Vincent Van Gogh, Attila il conquistatore, Robin Hood e il Milite ignoto. Spassose, dirette, spietate. Divertenti, fino a che le risate davvero si fanno sentire. 

Non fatevi confondere dalla parola biografia: per Larcenet i personaggi sono il pretesto per prendere la storia e ribaltarla completamente, ricostruendola con ironia e critica socio-politica. Insomma, non è la storia del mondo a fumetti. 



Prendiamo la prima avventura: “Tempo da cani”, dedicata a Freud, disegnata da Larcenet nel 2001. Lo psicologo viennese, verso la fine della sua carriera, decide di attraversare l’oceano per andare a “psicanalizzare i cowboy”. «Che me ne faccio delle vecchie isteriche viennesi. Ho sentito dire che qui i concetti di giustizia, diritto e legge sono a dir poco vaghi», dice al fido Igor, spalla buffa e iperviolenta che accompagna il professore. «Solo una cosa mi preoccupa: i cowboy ce li hanno i divani?». Freud finisce per non trovare i cowboy, bensì un cane randagio. Si chiama Spot ed è in cerca della sua anima, in un’America che nega a chiunque di essere fuori dagli schemi, non avere nessun possedimento e niente che ti possiede. È qui che Larcenet sfoggia tutto il suo anti-imperialismo militante (non è un caso che l’autore francese sia nel Pantheon dei maestri del romano Zerocalcare). 



La seconda avventura è quella che colpisce più al cuore, disegnata nel 2004. “La linea del fronte” ha come protagonista il pittore Vincent Van Gogh. Sopravvissuto alla sua stessa morte, viene spedito al fronte durante la Prima guerra mondiale per ritrarre il destino dei giovani combattenti. Per i generali a cui risponde, i suoi quadri sono sempre troppo “banali” e “poco ispirati”. «Manca l’anima della guerra», gli dicono. Eppure Van Gogh vede la morte meglio di tutti e prima di tutti: è una bambina bellissima che vive nella terra di nessuno. 



Segue “Il flagello di Dio”, disegnato nel 2006. Al centro c’è Attila, che ha conquistato tutto e ora non sa più che fare, se non girare il mondo in cerca di una raison d’être: «Il mio spirito vaga tra campi battaglia, città in rovina e cadaveri violacei… ma non riesco ad esultare», dice mentre si lamenta della perdita persino del desiderio sessuale. Un’Odissea che porta il barbaro a un malessere infinito e immortale, condito da spiriti guida e compagni di viaggio fatti a brandelli dalla spada del tiranno.  



Il quarto libro è quello che scatena maggiormente le risate: “La Leggenda di Robin Hood”. Il famoso fuorilegge è ormai vecchio e colpito da una forma avanzata di demenza senile. 75 anni, non è più “il più grande bandito di ogni tempo”. Si dimentica tutto, canta ritornelli da karaoke, e confonde la sua causa: invece di prendersela con i ricchi, dà la caccia ai turisti che girano la foresta di Rambouillet. Contro di lui, però, si scatena l’altrettanto vecchio sceriffo di Nottingham. C’è addirittura spazio per Tarzan, vecchissima macchietta che prova a sfidare l'arciere. Il vero tema del libro è, però, il continuo confronto tra vecchio e nuovo. Fra Tuck è diventato Papa, Lady Marion è scappata, ha le tette cadenti e gli occhiali spessi. «Inutile girarci intorno, sto per morire», dice a un certo punto Robin Hood a Little John. Persino la cittadina di Nottingham è diventata metropoli, con grattacieli e muri, freezer che cadono dalle finestre e rifiuti sparsi a bordo strada. 

L’ultimo volume della serie, dedicato al Milite ignoto, è in uscita quest’anno. Manu Larcenet, classe 1969, pubblica dagli anni ’90. Ha firmato la saga Blast (anche questa è pubblicata nel 2019 da Coconino) e “Lo scontro quotidiano”, vincitore del premio come “Miglior libro” al Festival di fumetti di Angoulême.
 
Ogni volume delle "Avventure rocambolesche" conta esattamente 48 pagine (prezzo di copertina 16€ l'uno): ritmate, coloratissime, con un linguaggio tutto personale. Imprecazioni in inglese, pelle raggrinzita, figure femminili bellissime e materne. Un continuo equilibrio tra risata e ragionamenti, tra giovinezza e senilità, tra fumetto da edicola e graphic novel d’autore. I libri di Larcenet sono da tenere sul comodino per sfogliarli ogni tanto, ma anche da custodire in libreria come fosse una collezione di volumi d’altri tempi. Ridere di gusto e riflettere sulla quotidianità del nostro mondo. Un po’ Monty Python un po’ pensiero lacaniano. Verità, critica, decadenza, divertimento: tutto nella stessa tavola.


 
Nel volume dedicato a Robin Hood a un certo punto il bandito e Little John incontrano un graffittaro immigrato. L'uomo dice: «Questo è un posto pericoloso per dei vecchi, messiè, vi tolgono anche le mutande». Alle sue spalle c’è il suo nuovo murale, una frase di Jacques Lacan: «La vérité a structure de fiction». Tradotto: «La verità ha una struttura di finzione». E viceversa.

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