Roma, raccolta rifiuti flop e rischio dissesto: maxi-inchiesta su Ama

Roma, raccolta rifiuti flop e rischio dissesto: maxi-inchiesta su Ama
di Michela Allegri e Mauro Evangelisti
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Venerdì 15 Febbraio 2019, 07:39 - Ultimo aggiornamento: 13:37
Doppia inchiesta su Ama, il futuro dell'azienda dei rifiuti è sempre più cupo. Indaga la procura sul pericolo di dissesto finanziario, indaga la Corte dei conti sulla gestione del servizio. Ieri mattina negli uffici di piazzale Clodio è stata ascoltata Pinuccia Montanari, ex assessore alla Sostenibilità ambientale, che proprio la settimana scorsa si è dimessa contestando la delibera con cui la giunta Raggi ha bocciato il bilancio 2017 della municipalizzata. La Montanari aveva spiegato: c'è il rischio che così portino l'azienda verso il fallimento o il concordato. Proprio sul bilancio non approvato e sul pericolo che non venga assicurata la continuità aziendale stanno indagando il procuratore aggiunto Paolo Ielo e i sostituti Claudia Terracina e Luigia Spezia (la stessa che segue il fascicolo sull'incendio dell'impianto di trattamento di via Salaria dell'11 dicembre). Gli accertamenti - partiti dopo un esposto depositato ai pm - sono stati delegati alla Guardia di finanza. Anche Lorenzo Bagnacani, presidente dell'Ama che si rifiuta di modificare il bilancio come chiesto dalla giunta Raggi (da cui è stato nominato), in più occasioni è andato in procura a portare materiale e denunce. La Finanza, comunque, ha già acquisito documenti che interessano la gestione: il contratto di servizio, atti sull'andamento della raccolta differenziata, verbali su quanto è stato fatto per scongiurare il caos di dicembre e gennaio, quando i rifiuti restarono sui marciapiedi. Questa acquisizione dei documenti negli uffici di Ama, però, porta anche all'inchiesta della Corte dei conti, seguita direttamente dal procuratore capo, Andrea Lupi.

IL CONTRATTO
In questo caso il raggio di azione è vasto: viene esaminato il contratto di servizio che regola il rapporto tra Roma Capitale e Ama, si vuole capire se sia stato rispettato e se sia stato fatto tutto il possibile per scongiurare l'emergenza di Natale. Non solo: c'è un altro filone d'inchiesta, sempre contabile, sullo sconto che Ama ha concesso ad Atac sull'ammontare della Tari che l'azienda dei trasporti doveva pagare: 105 milioni di euro.

MACIGNO
Ma il vero macigno che pesa sulla municipalizzata dei rifiuti è quello rappresentato dall'inchiesta sul possibile dissesto finanziario e sul lungo braccio di ferro tra il cda da una parte e Roma Capitale dall'altra, che di fatto sta paralizzando l'azienda, con un possibile danno anche ai creditori. La decisione di sentire Pinuccia Montanari dopo le dimissioni non stupisce, perché ora l'ex assessore può raccontare con più facilità cosa sia successo all'interno del Campidoglio e perché, dal 27 marzo 2018, giorno in cui il Cda approvò il bilancio consuntivo 2017, non sia stata trovata una soluzione. Undici mesi di agonia sono inspiegabili, con il collegio sindacale che in un primo tempo aveva dato parere favorevole al bilancio e poi, a fronte del mancato riconoscimento del debito di 18 milioni da parte di Roma Capitale (che è l'unico socio di Ama), aveva ritirato il sì. Nell'ultimo cda, Bagnacani ha voluto che un notaio fosse presente. Anche questo spiega quanto sia esplosiva questa storia e come l'intervento della procura fosse prevedibile.

 
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