Preleva per 5 anni un litro di sangue al figlio e lo butta nel water: credeva fosse malato

Preleva per 5 anni un litro di sangue al figlio e lo butta nel water: credeva fosse malato
di Alix Amer
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Martedì 12 Febbraio 2019, 21:30 - Ultimo aggiornamento: 21:31

Ha prelevato sangue al suo bambino per cinque anni senza alcun motivo: la settimana scorsa è stata condannata a quattro anni di carcere. Perdere circa un litro alla settimana ha lasciato il piccolo, dagli 11 mesi ai 6 anni, con bassi livelli ematici e del tutto debilitato. Un tribunale in Danimarca ha condannato la mamma di 36 anni, infermiera, a quattro anni, lo scorso 7 febbraio. La donna si è giustificata sui social dicendo che il bambino era malato. Ma in realtà non era così. «Gli ha tirato un litro di sangue alla settimana con piccole siringhe attraverso un tubo permanente posizionato sul petto», ha raccontato il NY Heder.
 

 


Il bambino, che ora vive con suo padre, ha recuperato completamente le forze. I suoi livelli di sangue sono aumentati rapidamente dopo che la mamma è stata arrestata (nel settembre del 2017), dopo che una telecamera di sorveglianza installata nella sua abitazione dalla polizia, l’ha ripresa mentre era intenta a fare i prelievi. Gli investigatori hanno iniziato a indagare su di lei dopo essere stati allertati dai medici che dopo aver visitato il bambino avevano iniziato a sospettare che, dietro quei bassi livelli di sangue, ci potesse essere proprio la mamma. Anche se la donna continuava a dire che la condizione del figlio era dovuta ad una malattia del midollo. Quando i giudici gli hanno chiesto quando aveva cominciato, lei ha risposto: «Non so quando ho iniziato... È successo gradualmente. Ho buttato il sangue nel water e ho bruciato le siringhe».

Alla domanda sul perché l’abbia fatto, ha detto: «Vorrei poterti rispondere, ma non posso». Un rapporto psichiatrico ordinato dal tribunale riferisce che la donna soffre della sindrome di Munchausen, si tratta di un disturbo psichiatrico per cui le persone colpite fingono la malattia o un trauma psicologico per attirare attenzione e simpatia verso di sé. A volte è anche conosciuta come sindrome da dipendenza dell’ospedale.

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