Stromboli causò tre tsunami nel Tirreno. Lo studio italiano: «Può succedere ancora»

Stromboli causò tre tsunami nel Tirreno. Lo studio italiano: «Può succedere ancora»
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Martedì 12 Febbraio 2019, 19:20 - Ultimo aggiornamento: 20:14

Il vulcano Stromboli ha generato tre tsunami che nel Medioevo hanno raggiunto le coste della Campania e non si può escludere che possa accadere di nuovo: lo ha scoperto la ricerca italiana pubblicata sulla rivista Scientific Reports e coordinata dall'Università di Pisa. Avvenuti nel periodo compreso fra il 1343 e il 1456, gli tsunami hanno avuto anche un testimone d'eccezione nel poeta Francesco Petrarca, che in una lettera da Napoli parlò di aver assistito a «una strana tempesta».
 




La ricerca è stata condotta in collaborazione con Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv), Università di Modena-Reggio Emilia e Urbino, Istituto di studi del Mediterraneo antico del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr), City University of New York, American Numismatic Society, Associazione Preistoria Attuale. A scatenare i tre tsunami era stato il crollo del fianco nord-occidentale del vulcano e il principale dei tre eventi era stato quello del 1343, quasi certamente riconducibile alla grave devastazione dei porti di Napoli e Amalfi di cui era stato testimone Petrarca. Quest'ultimo allora si trovava a Napoli come ambasciatore di Papa Clemente VI e raccontava in una lettera di una misteriosa quanto violenta tempesta che il 25 novembre provocò moltissime vittime e l'affondamento di numerose navi.

Identificare di Stromboli come la sorgente di questi tsunami è stato possibile grazie alla collaborazione interdisciplinare fra vulcanologi e archeologi e portato avanti dai ricercatori Mauro Rosi e Marco Pistolesi, entrambi dell'Università di Pisa.
Nella ricerca sono state scavate tre trincee nella zona settentrionale dell'isola, lunghe circa 80 metri e profonde due: sono emersi così tre strati sabbiosi contenenti grossi ciottoli di spiaggia a testimonianza di quanto portato a terra dalle onde di tsunami. I campionamenti, le analisi chimiche dei materiali e le datazioni da carbonio 14 hanno quindi permesso di stabilire un'inequivocabile relazione tra quegli strati e i ritrovamenti archeologici che testimoniano il rapido abbandono dell'isola a seguito degli tsunami. «Nella prima metà del Trecento Stromboli era abitata e rivestiva un ruolo importante come snodo del traffico navale dei crociati provenienti dalle coste italiane, spagnole e greche», osserva Sara Levi, dell'università di Modena-Reggio Emilia.

 


In seguito l'isola è stata totalmente abbandonata fino alla fine del Seicento, quando iniziò il suo ripopolamento moderno. Secondo la ricercatrice questo lavoro «rivela per la prima volta la capacità del vulcano di produrre eventi di dimensioni assai superiori a quelli fino a oggi noti». Della stessa opinione la vulcanologa Antonella Bertagnini, dell'Ingv di Pisa, secondo la quale la ricerca porta «alla luce, per la prima volta, la capacità del vulcano di produrre, anche in tempi relativamente recenti, tsunami di scala nettamente superiore e potenzialmente in grado di raggiungere aree costiere anche molto distanti».

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